Confapi Brescia: sostenibilità, avanti piano tra le PMI. Aspettative prudenti per il 2024.

Il 55% delle PMI associate a Confapi Lombardia afferma che avere un orientamento sostenibile contribuisce in modo rilevante al successo del proprio business, un dato superiore di oltre 10 punti percentuali rispetto a quanto affermavano solo 12 mesi fa. Il dato bresciano conferma questa tendenza, con percentuali che rispecchiano fedelmente le rilevazioni su scala regionale. A osservarlo è l’indagine realizzata dal Centro Studi Confapi Lombardia su un campione di imprese rappresentative del tessuto associativo, in prevalenza metalmeccaniche e con un fatturato tra i 2 e i 10 milioni di euro.

La relazione diretta tra approccio green e business è confermata anche dall’ultimo rapporto di Symbola, che riporta i dati del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e Unioncamere, laddove si riconosce «alle imprese italiane eco investitrici la capacità di accumulare migliori performance, e resilienza».

L’indagine del Centro Studi osserva però problematiche diffuse legate all’introduzione della sostenibilità nei propri processi e nelle pratiche aziendali. Tra i limiti più comunemente riscontrati (domanda a risposta multipla) le difficoltà legislative o burocratiche (57%), la bassa disponibilità di risorse economiche (49%), la mancanza di competenze tecniche (47%) o di preparazione teorica (39%).

 

Entrando nel dettaglio della sostenibilità nelle sue diverse dimensioni ESG (ambientale, sociale e di governance), la partecipazione a corsi di formazione è piuttosto diffusa (73%), così come discrete sono la comunicazione e la trasparenza interna (63%) circa l’andamento dell’azienda. Lo smart working resta relativamente diffuso (44% delle realtà indagate lo prevede), in lieve crescita rispetto all’ultima indagine realizzata in tal senso. Per quanto concerne il rapporto con i fornitori, la situazione è da tempo complicata, ma c’è attenzione per le filiere corte (90%) e l’acquisto di materiali da riciclo (64%), ma questo non porta, nella stragrande maggioranza dei casi, a politiche aziendali più strutturate per ottenere certificazioni ambientali. La sostenibilità è spesso propiziata e ricercata anche dai clienti: poco meno di 7 intervistati su 10 hanno ricevuto da parte dei loro clienti la richiesta di compilare questionari di autovalutazione sulla sostenibilità; 3 su 10 sono stati vincolati nei rapporti commerciali a detenere certificazioni di sostenibilità. L’attenzione al processo produttivo è abbastanza consolidata: poco meno della metà delle aziende ha rinnovato edifici o macchinari nell’ultimo triennio anche in ottica ambientale, c’è un particolare interesse alla riduzione degli sprechi (83%) e all’efficientamento energetico (71%). Grande attenzione riveste anche il tema delle emissioni di CO2: già considerato da 6 su 10 in passato, oggi sale a 75 su 100 il numero di imprese che adotta piani specifici per la riduzione dell’inquinamento generato. Tra le azioni tese al miglioramento ambientale, da sottolineare anche quella relativa alla riduzione dell’impatto del packaging adottata dall’85% delle imprese. Seppur in miglioramento l’attenzione e l’adozione di politiche ESG, in generale la strada da percorrere sembra ancora abbastanza lunga. Come sottolinea l’indagine, la metà degli intervistati, infatti, dichiara di non aver per nulla chiaro che la propria capacità competitiva derivi anche dalla capacità di ottemperare finalità nuove richieste dal mercato. Ne consegue che ottenimento di rating di sostenibilità o per diventare società benefit riguardino ancora una quota decisamente ridotta di imprese (10%).

 

«Dall’analisi fatta dal nostro Centro Studi si evince come la consapevolezza sui temi della sostenibilità stia diventando un patrimonio diffuso e stia permeando il sistema delle imprese – sottolinea il presidente di Confapi Brescia Pierluigi Cordua -. L’impressione è però che manchi ancora la competenza necessaria e specifica per approfondire la sostenibilità in chiave ESG (ambiente, governance, responsabilità sociale) in modo complessivo. È però doveroso ricordare che questi processi di transizione sono particolarmente onerosi per le imprese e per cui è necessario immaginare anche uno stanziamento di risorse dedicate per le imprese che vogliono intraprendere le azioni necessarie per andare in questa direzione».

CONFAPI BRESCIA: I NUMERI DEL 2023

 

Si archivia con soddisfazione il 2023 di Confapi Brescia. Le 71 nuove adesioni fanno segnare un incremento sul 2022 del 15% e, contestualmente, si contraggono del 17% le dimissioni. Inoltre, le attività condotte dalle divisioni operative che fanno capo all’Associazione hanno confermato la loro prossimità alle esigenze delle aziende associate. L’Ufficio delle Relazioni industriali e sindacali ha fornito assistenza per crisi aziendali ed ammortizzatori sociali a 150 imprese, registrando un incremento rispetto al 2022. Molto significativo l’aumento, rispetto all’anno precedente, dell’attività di assistenza giuslavoristica e sindacale, richiesta da 450 imprese.

Stabile, invece, la contrattazione aziendale sindacale per la stipulazione di premi, welfare, regolamenti (200 le aziende assistite). Costante e significativo l’impegno di Confapi Brescia in tema di formazione del personale. Sono state, infatti, erogate 1990 ore di corsi finanziati che hanno coinvolto 523 allievi. Sono state, invece, 772 le ore di corsi a pagamento che hanno formato 741 allievi. Il lavoro svolto dal reparto dedicato alla ricerca del personale ha analizzato 635 curricula inviati e i 1490 ricevuti. L’osservatorio di Confapi Brescia ha confermato la distanza tra la ricerca da parte delle imprese associate e l’offerta di lavoro sul mercato, con una costante difficoltà nel reperire profili, in particolare di operai specializzati. Pochi e non corrispondenti, infatti, i curricula ricevuti e, per questo motivo, molte selezioni sono tutt’oggi aperte.

 

In ambito di finanza agevolata, Confapi Brescia ha affiancato le aziende associate contribuendo operativamente all’ottenimento di 991.159 euro di contributi a fondo perduto e di finanziamenti a tasso agevolato per 2.615.000 euro. Il 2023 è stato, inoltre, significativo per la realizzazione da parte dell’Ufficio Estero di Confapi Brescia della prima manifestazione fieristica estera in collettiva con aziende associate partecipando a MSV, expo internazionale della meccanica, che si è tenuta a Brno, in Repubblica Ceca. Confermata, inoltre, la presenza alla bolognese MECSPE che verrà riproposta anche nel 2024. Il prossimo anno, inoltre, l’Associazione esporrà per la prima volta alla fiera svedese ELMIA e alla tedesca Izb. Infine, rilevante il servizio aggiuntivo che è stato fornito dalla divisione energia. Sono state, infatti, accompagnate 205 imprese associate nell’ottenimento dei crediti d’imposta per energia elettrica e gas. Nel complesso, il beneficio economico per le imprese relativo all’elettricità ha raggiunto i 2,6 milioni di euro, mentre quello connesso al metano ha toccato quota 1,3 milioni di euro.

 

 

LE ATTESE PER IL PROSSIMO ANNO

 

L’indagine del Centro Studi Confapi ha registrato anche le attese per il finale d’anno e per il prossimo. Per quanto riguarda il 2023, l’aspettativa è di una conferma del rallentamento complessivo, così come per il 2024 a prevalere è una diffusa prudenza. In nessuna area (Italia, UE, Extra Ue) ci si aspetta incrementi di domanda: al contrario, metà degli intervistati teme una riduzione negli ordinativi. Quattro imprese su dieci si attendono una riduzione della produzione, una su dieci teme contrazioni di forte impatto. Sul piano degli investimenti un quarto delle imprese conta di incrementarli, il 30% di diminuirli, il 45% di mantenerli stabili. Non sembrano probabili ricadute importanti sul piano occupazionale: due imprese su tre affermano che manterranno l’organico attuale, il 16% che lo aumenterà, il 18% che potrebbe esserci qualche piccola riduzione.

«In questi anni di profondo cambiamento le PMI bresciane hanno tenuto bene le posizioni e, anzi, si sono spesso rafforzate sul piano patrimoniale – osserva Cordua -. Questo ci fa guardare con prudente fiducia anche il prossimo futuro, pur sapendo che il quadro è sempre incerto. Come è noto il contesto geopolitico è penalizzante, le aziende hanno necessità di pianificare gli assetti in continuazione e la speranza è che le tensioni internazionali che ci hanno accompagnato in questi ultimi due anni possano trovare una soluzione. Il prossimo anno, peraltro, ci saranno importanti elezioni negli Stati Uniti e nell’Unione Europea, le cui conseguenze saranno rilevanti per

tutti. L’auspicio ora è che i nostri imprenditori non aspettino che l’inflazione si avvii a essere sotto controllo e che le politiche espansive delle banche centrali sui tassi d’interesse abbiano finalmente un freno. Bisogna infatti che, per non perdere la competitività acquisita in questi anni, ripartano gli investimenti, soprattutto dal lato dei ricavi. I grandi player globali (Cina, India) stanno comunque muovendosi anche in un contesto geopolitico incerto».

2024: ANNO DIFFICILE, MA LA “POLICRISI” FAVORISCE UN ATTEGGIAMENTO GRADUALE

 

La situazione, sia italiana che internazionale, è attualmente delicata, influenzata da una serie di fattori, tra cui l’onda lunga della crisi energetica, un’alta inflazione e rallentamenti industriali. A ciò si aggiunge l’effetto duraturo della fine delle clausole europee che precedentemente concedevano ai Paesi una certa flessibilità sulle regole di investimento e offrivano una sorta di amnistia al Patto di Stabilità. Il 2024 sarà con ogni probabilità contraddistinto da un rallentamento della crescita: in Italia è stimata in discesa allo 0,7%, così come in Eurozona, le cui proiezioni scendono all’1,2%, dall’1,5% precedente. Tuttavia, i fondamentali non porterebbero a considerare l’attuale congiuntura come capace di generare crisi analoghe a quelle 2007-2008 o 2010-2011. Le precedenti, infatti, erano indotte da singoli problemi, a differenza dell’attuale scenario caratterizzato da una “policrisi”. Si tratta di una situazione più complessa da gestire che è volta a favorire un adattamento graduale. Questo approccio caratterizzato da un adeguamento al new normal ha influenzato il sistema produttivo, contraddicendo le previsioni pessimistiche riguardo all’impatto della pandemia e della crisi energetica sul nostro sistema. Nonostante le difficoltà, molte imprese e associazioni hanno dimostrato una notevole capacità di adattamento. Non hanno di certo steccato in tal senso le imprese bresciane, che hanno, in larghissima parte, resistito ai cambiamenti e ottenuto successo. Le sfide, come trimestri negativi sull’export o cali contingenti nella produzione industriale, sono parte di un sistema pifi ampio di resilienza. Nonostante le restrizioni e le incertezze, le PMI locali hanno continuato a sostenere investimenti in ricerca e sviluppo, promuovendo l’innovazione e la competitività. Hanno difeso le prospettive di numerosi territori e lavoratori, garantendo occupazione e continuità produttiva anche attraverso sacrifici. L’adattamento è diventato parte integrante del DNA del settore bresciano dell’industria manifatturiera. E questa è la più grande eredità che, come lezione, questo 2023 ci consegna.