Sanità più inclusiva attraverso investimenti in nuove tecnologie, ricerca e sviluppo

Ricerca e medicina di prossimità per una sanità più inclusiva.

Questo il tema al centro di una delle conferenze alla sedicesima edizione di Salute Direzione Nord, all’interno della rassegna Direzione Nord – A True Event, al Palazzo delle Stelline a Milano. La kermesse è stata l’occasione per elaborare e accogliere nuove soluzioni nell’ambito della salute insieme a rappresentanti istituzionali, clinici, esperti e società civile.

Hanno partecipato al panel: Rossana Boldi, Vicepresidente Commissione XII Affari Sociali, Camera dei Deputati; Emanuele Monti, Presidente Commissione III Sanità e Politiche sociali, Regione Lombardia; Alessandro Stecco, Presidente Commissione IV Sanità, Regione Piemonte; Stefano Carugo, Direttore UOC Cardiologia, Policlinico Milano¸ Gabriele Savioli, Disciplina di medicina e chirurgia d’accettazione e urgenza, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia; Gianluca Ansalone, Head of Public Affairs & Sustainability, Novartis Italia; Giorgio Corsico, Value Access & Policy Director, Amgen; Cristina Le Grazie, Executive Director Medical Affairs, Gilead Sciences.

Commentando il Dm77, ovvero il Regolamento per la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nell’ambito del SSN, Rossana Boldi evidenzia alcuni punti critici: Io avrei investito molto di più nella parte che riguarda l’innovazione e nella possibilità di interconnessione del sistema, quindi più sul digitale, perché è il futuro”. Sull’importanza dell’innovazione è intervenuto anche Emanuele Monti: “Dobbiamo puntare sulla tecnologia affinché i processi degli ospedali sul territorio siano più veloci. In Lombardia abbiamo costruito un percorso nella nuova legge che ha coinvolto in modo diretto gli stakeholder della sanità. Abbiamo messo ad esempio a terra un piano per ridurre le liste d’attesa mettendo a sistema la collaborazione tra pubblico e privato”.

Anche il Piemonte sta investendo nella prossimità dei percorsi di cura, ad esempio in quelli oncologici: “Lo sviluppo di alcune terapie permette di seguire i pazienti anche a livello ambulatoriale, mentre prima i percorsi di cura erano quasi solo in ospedale. Noi abbiamo ricostituito la Rete Oncologica piemontese, che si basa su tre pilastri e uno di questi è proprio l’oncologia territoriale”Gabriele Savioli ha poi posto l’accento sull’importanza di salvaguardare anche le risorse umane che lavorano negli ospedali: Il personale in burnout sta abbandonando i pronto soccorso quindi serve renderli attrattivi, pensando a strade e piani che intervengano anche per i sovraffollamenti quotidiani. Bisogna pensarlo in tempo di pace perché in quelli di guerra non c’è tempo”. È importante anche investire nella prevenzione: “Per quanto riguarda le malattie cardiovascolari bisogna creare maggiore informazione sul tema – spiega il professor Stefano CarugoIn Italia abbiamo un rischio cardiovascolare maggiore rispetto agli inglesi perché fumiamo di più, abbiamo un sacco di adolescenti obesi e non facciamo abbastanza attività fisica. Bisogna fare programmi di investimento sulla salute della gente, mettendo insieme un sistema per far capire quanto i corretti stili di vita siano fondamentali per la salute”.

Della necessità di programmi di sensibilizzazione sugli stili di vita sani ha parlato anche Gianluca Ansalone: “Il Pnrr investe tante risorse nella sanità e in 4 anni abbiamo l’opportunità di aprire la strada alla cura della salute italiana dei prossimi 25 anni. Dobbiamo individuare poche cose su cui concentrare le risorse. Bisogna portare la cura a casa del paziente e rendere il sistema proattivo”. Come sta cambiando, ad esempio, il percorso di presa in carico del paziente oncologico? “L’oncologia culturalmente aveva più l’idea di trattare l’acuto ma nel tempo questo tipo di patologia ha avuto una trasformazione diventando più una patologia cronica – spiega Giorgio CorsicoSi sta cercando quindi una rete che permetta una continuità nella cura sul territorio. Tutto questo per dare centralità al paziente”. Fondamentale anche il rapporto tra pubblico e privato nella sanità: “La pandemia ci ha insegnato che quando si hanno obiettivi comuni e si mettono insieme le risorse si fanno cose che hanno un grande impatto sulla salute pubblica” conclude Cristina Le Grazie.