𝙄𝙨𝙚𝙤 – 𝙏𝙪𝙩𝙩𝙖 𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙢𝙪𝙣𝙞𝙩à 𝙨𝙖𝙡𝙪𝙩𝙖 𝘿𝙤𝙣 𝙂𝙞𝙪𝙡𝙞𝙖𝙣𝙤

La comunità tutta si è stretta attorno a Don Giuliano, parroco a Iseo, Clusane, Pilzone e Cremignane. Questo il suo messaggio:
“Con oggi si conclude la mia missione di Parroco a Iseo, Clusane, Pilzone e Cremignane. Sono trascorsi 16 anni e 7 mesi. Ho superato la soglia dei 75 anni e quindi devo lasciare l’incarico che mi è stato affidato. Non posso nascondere il mio rincrescimento per dovervi lasciare. I distacchi dalle persone a cui si è voluto bene, costano sempre. E’ un sacrificio che faccio anche per il vostro bene. Dopo tanti anni c’è bisogno di aria nuova e di un nuovo entusiasmo che il mio successore porterà sicuramente tra voi. Io non posso far altro che ringraziare. Prima di tutto Dio e la Madre sua che oggi a Iseo onoriamo con il titolo di Salus populi Iseani, festa da me istituita dopo il tremendo periodo del Covid. Vengono poi tutti i collaboratori sacerdoti, religiose e laici, i responsabili delle varie attività pastorali, i volontari che con il loro impegno hanno custodito le strutture e hanno contribuito a renderle funzionali. E poi tutti voi che mi avete voluto bene e chi mi avete stimato forse anche al di sopra dei miei meriti. Ringrazio anche chi mi ha criticato: le critiche servono per migliorare. Chiedo scusa a chi avessi offeso e perdono a chi ha fatto altrettanto nei miei confronti.
Questa riflessione che ora vi offro è l’ultima per i parrocchiani di Iseo, Clusane, Pilzone e Cremignane. Ho iniziato questo impegno durante il Covid. Voi avete voluto che lo portassi avanti anche dopo e vi confesso che ha aiutato non solo voi, ma anche me nel riflettere sulla parola di Dio del giorno. Ora è bene che io lasci al nuovo Parroco questo impegno se riterrà opportuno continuarlo.
Nella parola di Dio di oggi ritorna per la terza domenica di seguito l’immagine della vigna. Se ne parla nel Vangelo (Mt 21,33-43), nella prima lettura (Is 5,1-7) ed anche nel Salmo 79. La vigna, come dice il profeta Isaia, è il popolo d’Israele. Una vigna però che non ha corrisposto alle cure di Dio. Anche Gesù con l’immagine della vigna data in affitto a dei vignaioli, ci parla di mancanza di fedeltà sia d’Israele, che dei suoi capi. Questi si rifiutano di consegnare il raccolto e si ribellano anche al figlio del loro Signore, che verrà condotto fuori della vigna e verrà ammazzato. Questo figlio, di cui Gesù parla, è lui stesso. A noi oggi interessa la conclusione che Gesù fa quando dice che la vigna sarà tolta al popolo d’Israele e sarà data ad un altro popolo che la farà fruttificare. Chi è quest’altro popolo? E’ la Chiesa, il popolo dei redenti da Cristo. Siamo noi cristiani. Con il Battesimo abbiamo ricevuto il Regno di Dio nelle nostre mani e dobbiamo farlo fruttificare. Ciascun battezzato, attraverso la propria specifica vocazione, deve far sì che la vigna del Signore si sviluppi sempre più nel mondo. In che modo possiamo essere contadini accorti e fedeli della vigna del Signore? L’apostolo Paolo (Fil 4,6-9) ci suggerisce le caratteristiche che dobbiamo avere per essere fedeli operai della vigna. Egli ci esorta a non aver paura e a pregare. Ci invita a ricercare la verità, a coltivare la nobiltà d’animo, la giustizia, la purezza, l’amabilità e tutte le virtù che fanno crescere l’uomo nella sua dignità. Perché questo? Perché il vero cristiano non è altro che l’uomo vero. Non si dà cristianesimo se non c’è umanesimo autentico. E la vigna del Signore, il suo Regno si sviluppa e dà i suoi frutti là dove ogni cristiano è autentico uomo in tutto. Rivolgiamo allora al Signore e a Maria Salus populi iseani la nostra preghiera perché possiamo davvero essere vignaioli fedeli della sua vigna.
Buona Domenica.
Don Giuliano.