Bilanci di sostenibilità semplificati per le Pmi: «parte integrante della transizione sostenibile»

Sì alla transizione e alla sostenibilità, ma nel rispetto delle necessità delle piccole e medie imprese. Confapi Brescia accoglie positivamente il processo di recepimento da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la nuova direttiva comunitaria che mostra un avanzamento dei principi di governance aziendale legata alla rendicontazione non finanziaria. Il processo di recepimento permetterà alle imprese di avere tempo: le Pmi entreranno nel perimetro della CSRD nel 2026 e dovranno consegnare nel 2027 la loro prima dichiarazione. Questo consentirà alle aziende bresciane di inserirsi nel migliore dei modi in un processo che vedrà una graduale strutturazione a livello di filiera degli oneri di trasparenza legati alle richieste dei principi ESG.

 

L’entrata in vigore del recepimento della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) si colloca in diversi momenti, a seconda della tipologia di imprese coinvolte:

– 1° gennaio 2024: per le grandi imprese e per le imprese madri di grandi gruppi con oltre 500 dipendenti (anche su base consolidata) che sono enti di interesse pubblico, ossia per i soggetti già tenuti all’obbligo di pubblicare la dichiarazione non finanziaria ai sensi del regime previgente;

– 1° gennaio 2025: per tutte le grandi imprese e società madri di grandi gruppi diverse da quelle di cui al punto precedente;

– 1° gennaio 2026: per le piccole e medie imprese con strumenti finanziari ammessi alla negoziazione su mercati regolamentati, enti creditizi piccoli e non complessi, e le imprese di assicurazione captive e le imprese di riassicurazione captive;

– 1° gennaio 2028: per imprese di Paesi terzi.

 

«La nuova direttiva chiede alle grandi imprese di identificare e valutare gli impatti delle proprie attività sui fattori ESG lungo l’intera catena del valore. Ciò significa considerare nel proprio Impact Assessment sia le imprese con cui collabora a monte (fornitori) che a valle (clienti). É chiaro, quindi, come la misurazione, il monitoraggio e la relazione sulle performance ESG saranno richiesti anche alle Pmi (quotate e non), che spesso costituiscono la rete di approvvigionamento delle grandi aziende. Di conseguenza diventeranno inevitabilmente parte integrante di questo processo di cambiamento sostenibile», commenta Anna Pasotti, vicepresidente di Confapi Brescia.

Per Pasotti «la sfida principale per queste piccole-medie realtà sarà adottare un sistema di raccolta e misurazione dei dati che sia affidabile e che consenta il controllo delle prestazioni ESG ai fini della pianificazione strategica e del “target setting”».

La riduzione degli oneri richiesti alle Pmi è, però, vista positivamente. «In risposta alle preoccupazioni espresse dalle imprese europee riguardo alle molte difficoltà a cui dovranno far fronte per adeguarsi alla nuova direttiva, la Commissione ha rivisto la prima bozza degli European Sustainability Reporting Standard (ESRS) che andranno applicati» commenta Pasotti. L’obiettivo «è offrire alle Pmi un approccio proporzionale a dimensioni e caratteristiche dell’impresa e graduale ai requisiti di rendicontazione ambientali e sociali, in particolare quelli non strettamente legati alla crisi climatica e non prioritari per l’azienda». Ad esempio, conclude Pasotti «secondo il principio di proporzionalità, alle Pmi della catena di fornitura potranno essere richieste informazioni di sostenibilità dall’azienda capo-filiera se ragionevoli, secondo la regola degli standard di reporting semplificati». Meno oneri burocratici e più attenzione alle vere priorità: un passo che va nella direzione delle richieste delle imprese, che vogliono promuovere con pragmatismo il percorso verso un’economia meno impattante ambientalmente, coniugando sostenibilità e sviluppo.