Confapi Brescia, Energy release: rivedere tetto dei 210 Erumo MwH

Un inverno particolare mite e consumi ridotti, anche a causa del rallentamento produttivo imposto dalle festività natalizie, hanno contribuito, in questo inizio d’anno, alla contrazione del prezzo del gas che ha generato, come conseguenza diretta, la riduzione delle tariffe dell’energia elettrica.

Condizioni senza dubbio favorevoli, ma che stanno annullando i vantaggi derivanti dalla misura Energy Release. E non solo. «Il rischio – afferma Enea Filippini, responsabile Energia di Confapi Brescia – è che tali condizioni di mercato rendano lo strumento, al quale le aziende hanno potuto aderire al termine di una procedura particolarmente complessa ed onerosa, non solo inutile, ma anche potenzialmente dannoso».

Se i prezzi dell’elettricità (PUN) dovessero rimanere ai livelli attuali fino a fine gennaio, «imprese e aggregatori che hanno aderito all’Energy Release si troverebbero nella condizione di dover trasferire liquidità al GSE invece di riceverla – descrive Filippini -. Siamo, pertanto, di fronte ad un vero e proprio paradosso: la misura che avrebbe dovuto sostenere il sistema produttivo si potrebbe rivelare un ulteriore aggravio alla loro capacità competitiva sugli scenari internazionali». Ricordiamo, a tale proposito, che alla scadenza dello scorso 5 dicembre, Confapi Brescia ha supportato nell’adesione a Energy Release 106 imprese, 98 delle quali in forma aggregata per ottemperare ai requisiti minimi di consumo pro capite imposti dalla normativa.

La territoriale bresciana ribadisce quanto denunciato da Confapi nazionale nelle scorse ore, per voce del presidente Cristian Camisa.

«Alla luce del fatto che la scorsa settimana il prezzo medio dell’energia sia stato pari a 180 megawattora, riteniamo che sia necessario rimodulare il tetto della tariffa fissato a 210 euro per MWH per l’acquisto di energia a prezzo calmierato – continua Filippini -. La ratio dello strumento Energy Release resta positiva, visti i livelli di prezzi dell’energia ancora molto alti e che necessitano, quindi, di tutte le misure volte a calmierarli.  Perché possa essere d’utilità, però, riteniamo che debba essere introdotto un sistema che si adegui automaticamente alle oscillazioni del mercato». Ciò consentirebbe di mantenere inalterato lo spirito della misura, evitando, al contempo, continui interventi da parte del governo per adeguarla alle variazioni delle quotazioni.

«Il nostro sistema produttivo ha bisogno più che mai di certezze – conclude Filippini -. I lunghi mesi di rincari energetici folli ne stanno mettendo a rischio la stessa sopravvivenza. Necessari strumenti che, tempestivamente, ne salvaguardino l’operatività».