Cinghiali, novemila attacchi in dieci anni nei campi e sulle strade della Lombardia

Sono almeno novemila in dieci anni gli assalti dei cinghiali in Lombardia che hanno devastato le campagne e provocato incidenti stradali. È quanto stima la Coldiretti lombarda sulla base dei dati regionali in occasione della protesta di centinaia di agricoltori in piazza Città di Lombardia a Milano. Una situazione accentuata dall’emergenza covid e diventata ormai insostenibile anche nei territori bresciani, rappresentati nel blitz da una nutrita delegazione di imprenditori agricoli e sindaci dei comuni più colpiti.

In occasione del presidio milanese, Coldiretti Lombardia ha allestito un’esposizione con alcune delle produzioni agricole maggiormente attaccate dai cinghiali: dal fieno, la cui qualità è compromessa dall’andirivieni di questi animali sui prati, al mais, le cui semine vengono decimate se non azzerate; dalle patate ai piccoli frutti che sono ricercati come cibo, ma anche il riso che viene schiacciato dal loro passaggio, le vigne dove le piantine più piccole vengono sradicate mentre il frutto maturo viene mangiato. Danni si registrano anche negli uliveti, con i cinghiali che scavano vicino alle radici delle piante, pregiudicandone la tenuta.

“La maggioranza degli italiani considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate – denuncia il presidente di Coldiretti Brescia e Coldiretti nazionale Ettore Prandini oggi in Piazza Montecitorio a Roma – bisogna semplificare e digitalizzare le procedure relative alle richieste di intervento, garantire un monitoraggio costante anche in ambito urbano, assicurare risarcimenti adeguati per i danni causati e per sostenere interventi di prevenzione. Ma non è più solo una questione economica: la sicurezza delle persone va affrontata con decisione attraverso un piano straordinario concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni per uscire da questa situazione di emergenza”.

Questi animali – continua Coldiretti – sconvolgono l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico e non risparmiano i muretti a secco, la cui arte è stata riconosciuta dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità. Senza dimenticare il pericolo per la diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021, pubblicato dal ministero della Salute, che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali. Secondo il Piano, dunque, l’azione deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica sia spaziale – continua Coldiretti – attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e quelle programmabili nella rete delle aree protette.

Con l’emergenza Covid, che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto, i cinghiali proliferano – continua Coldiretti – e dopo il lockdown hanno raggiunto in Italia la cifra record di 2,3 milioni di esemplari, con un aumento a livello nazionale del 15%. Le limitazioni imposte dalla pandemia – continua Coldiretti – hanno spinto ancora di più questi selvatici verso le città, alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi della salute. Ma i cinghiali mettono a rischio la sicurezza delle persone anche attraversando strade e autostrade provocando così schianti e incidenti. Nell’anno del Covid, secondo un’analisi di Coldiretti su dati Asaps, a livello nazionale il bilancio dell’invasione di cinghiali e selvatici è stato di un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti. La riparazione delle recinzioni danneggiate o l’installazione provvisoria di reti elettrificate servono a poco o a nulla – sottolinea Coldiretti – mentre l’impatto ad alta velocità di un’auto o di una moto contro la massa di un cinghiale adulto può avere conseguenze fatali per conducenti e passeggeri.

Coldiretti chiede dunque a livello nazionale che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinché:

* gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza;

* l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale;

* gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;

* il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;

* la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.