Le mostre di Mauro Reggio e Paolo Delle Monache dal 29 giugno al Vittoriale degli Italiani
Le mostre di Mauro Reggio, con le sue pitture del paesaggio urbano e del Garda, e di Paolo Delle Monache, con le sue originalissime sculture, nate da unโidea di Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale degli italiani e Lorenzo Zichichi de โIl Cigno Arteโ, saranno inaugurate domani, sabato 29 giugno, al Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera (Brescia), nellโambito della manifestazione “Vedi, vedi: queste sono le carte che ti volevo mostrare“. Resteranno aperte al pubblico fino al 15 ottobre 2024.
Lโorganizzazione e i cataloghi di entrambe le esposizioni sono curati da โIl Cigno Arteโ.
Mauro Reggio: dai paesaggi urbani ai panorami del Garda
La mostra โMauro Reggio. Architettura dโavanguardiaโ, a cura di Marco Di Capua, presenta quindici opere in olio su tela dellโartista romano, noto per la sua rappresentazione del paesaggio urbano di cui esalta prospettive e architetture, spogliandole dei segni e della presenza dellโuomo. Un espediente artistico utilizzato per mettere in evidenza le geometrie e i colori dei dipinti, trasformandoli nel vero e unico soggetto del quadro: tangenziali, gasometri, palazzi barocchi e archeologie industriali, ritratti in un presente senza tempo. Lโartista dipinge monumenti provenienti da epoche diverse a partire dai colori tipici della grande tradizione italiana del XX secolo, poi trasformati e rinnovati sulla base delle piรน recenti riflessioni contemporanee su fotografia, pittura e nuove tecnologie. โLโavanguardia architettonica di Reggio mi ricorda quella letteraria di dโAnnunzio โ dichiara Giordano Bruno Guerri, presidente de Il Vittoriale degli Italiani – : entrambi animati dallโamore per il bello e per la classicitร , usando le forme piรน tradizionali dellโespressione pittorica o poetica, creano nuove forme di arte. Mi affaccio dalla finestra del mio studio al Vittoriale, non ho mai osservato un tramonto coi colori di Reggio, ma appena ho visto il suo dipinto sul Garda mi sono emozionato al pari solo di quando vedo la luce affossarsi nel lago. Anche lo svettare dei cipressi non รจ mai stato reale nรฉ analogo a quello di Reggio, ma le sue architetture coinvolgono anche la vegetazione, che diventa parte stessa dellโarchitettura pittorica del bravo pittoreโ.
Allestita presso il Mas, lโesposizione offre una visione unica e innovativa del Vittoriale degli Italiani, con dipinti che catturano luoghi simbolo della casa di dโAnnunzio. Tra le opere allestite โLago di Gardaโย (del 2024, olio su tela, cm 200×100), il โFruttetoโ del Vittoriale ( del 2024, olio su tela, cm 100×80), โLaghetto delle danzeโ (2024, olio su tela e cm.120×80), โTeatro 1โ e โTeatro 2โ (entrambi del 2024, olio su tela cm. 90×40). Privando le scene della figura umana, Reggio mette in risalto la bellezza sostanziale degli spazi e dei palazzi, trasformandoli in soggetti artistici senza tempo. โPerchรฉ sto guardando proprio un giardino, anzi il Frutteto del Vittoriale degli Italiani,โcreato e trasfiguratoโ, come tutto qui, dalla mente di dโAnnunzio, a specchio dellโEden perduto, e ora nuovamente filtrato attraverso gli occhi di un pittore italiano, Mauro Reggio โ scrive nel catalogo Marco Di Capua -. Dunque, giardino rivisto tra le ciglia, verrebbe da dire, in una visione depurata che, di quellโassetto neorinascimentale sognato dal poeta, ora capti e celebri la chiara, luminosa spazialitร , lโordine degli elementi compositivi, il morbido pulsare dei colori e delle luci. Cโรจ il silenzio. Certo, i quadri non parlano, non hanno voce, non fanno alcun rumore, ma alcuni di essi, tra i piรน rari, sono quel che il silenzio sarebbe se avesse una forma, se fosse una figura, o una scenaโ. Cโรจ unโatmosfera di inizio โ900 in un quadro cosรฌ. โSi potrebbe dire lo stesso, e forse ancor di piรน, anche del Teatro โ prosegue Di Capua -, col Garda visto sullo sfondo e sotto cieli innaturalmente rosa,arancioni, violacei, e del Laghetto delle danze, un dipinto dove ogni speranza di percepire o almeno di ricordare i suoni, i gesti e la musica che quel luogo animarono, รจ vanificata, dolcemente soffocata da una coltre di stesure piatte, ovattate, modulata da una diversificazione della messa a fuoco delle varie zone della rappresentazione โ come simulando una sorta di post-produzione digitale – con le parti architettoniche e artificiali piรน nette e in risalto e quelle naturali sfocate, quasi che le stesse guardando un miopeโ.
Oltre ai dipinti sulla residenza del Vate, saranno esposte anche alcune opere dedicate a Roma, cittร natale dellโartista, al centro di molti dei suoi capolavori. โNon cโรจ un che di templare nel Vittoriale? Certo che sรฌ โ sottolinea Di Capua – . Gli studiosi delle antiche civiltร umane ci spiegano come, allโorigine, non sia stata la cittร a generare lโesigenza e la costruzione di un tempio, ma esattamente il contrario: la fondazione di tutta una cittร scaturirebbe dunque da unโarchitettura enigmatica e solitaria. Allora qualcosa di simile accettiamo anche noi, rifacendo il percorso dei quadri di Mauro a ritroso: dal tempio del Vate andiamo a Romaโ. In mostra anche i dipinti โPantheonโ (2023, olio su tela, cm 120×80), โColosseo quadratoโ (2023, olio su tela, cm 130×100), e โColosseoโ (2023, olio su tela, cm 140×100).
Le sculture di Paolo Delle Monache: tra memoria e oblio
Allestita nel Parco del Vittoriale, la mostra โPaolo Delle Monache. Diario tra memoria e oblioโ, a cura di Nicola Loi (Studio Copernico), con un testo critico di Marco Meneguzzo, si compone di cinque imponenti opere di bronzo. Utilizzando il Vittoriale degli Italiani come cornice ideale, lโesposizione indaga la natura frammentata della memoria e la sua capacitร di evocare e reinterpretare i luoghi attraverso le sculture.โConsidero il titolo di una mia mostra un dialogo con chi osserva, una chiave di lettura con cui gettare un ponte con chi guarda โ afferma Paolo Delle Monache, e aggiunge: โNon si puoฬ fare un applauso con una mano sola. Opera e spettatore sono le due maniโ.
Il titolo della mostra di Paolo Delle Monache al Vittoriale degli italiani nasce accostando lโuno allโaltro due titoli di sculture presenti in mostra: Diario (composto da una pagina quadrata di bronzo traforato, di tre metri per tre, in cui le parole sono architetture che si susseguono mute, con al centro una piccola presenza umana che riflette sul suo profondo legame con i luoghi che la circondano) e Tra memoria e oblio (un totem di tre volti verticali – uno che guarda indietro, uno avanti, uno sognante – metafora del tempo passato, presente e futuro). Accostare questi due titoli per derivarne un terzo รจ un modo per evocare il percorso in divenire di Paolo Delle Monache. Una ricerca basata sul frammento quale elemento narrativo, che in alcuni casi รจ frammento di corpo umano (volti, mani, arti), in altri frammento di luoghi (ovvero โsfoglie di architettureโ). Entrambi sono due facce della stessa medaglia, ma con apparenze diverse. La mostra Diario tra memoria e oblio ha come obiettivo il comporre un dialogo armonico con uno spazio caratterizzato da un susseguirsi di camere delle meraviglie al chiuso e a cielo aperto. โUn luogo colmo di bellezza in cui collocare alcune sculture che appaiano come lรฌ da sempre. Presenze umili, silenziose, rivolte allo scandire del tempo come una meridiana. La possibilitร di allestire uno spazio allโinterno verrebbe tradotta in una invasione di volti di terracotta e di bronzo, ovvero nella creazione di una stanza di visi, colma di sogni, nostalgia, memoria e oblioโ, sottolinea lโautore.
Le opere, realizzate in bronzo, โDiarioโ (2015, cm. 293x292x100), โTra memoria e oblioโ (2004, cm. 285x90x70), โTempioโ (2003, 7 elementi in misure ambiente, alte 320 cm), โOblioโ (2001, cm 100x204x140), ed โElogio del ventoโ (2006, cm. 313x80x73), richiamano luoghi nostalgici e sensazioni malinconiche, permettendo ai visitatori di intraprendere un percorso attraverso i ricordi dello scultore.