Inaugurata nella sede dell’Ordine degli Architetti di Brescia la mostra “Mino Mutti Architetto. 1927-2013”
È stata inaugurata, nella sede dell’Ordine degli Architetti di Brescia, a Palazzo Martinengo delle Palle (Via San Martino della Battaglia 18) la mostra “Mino Mutti architetto. 1927-2013”, realizzata col contributo della Commissione per la promozione della Cultura dell’Architettura e dell’Architetto, di cui è referente Sara Cottinelli. Al taglio del nastro della rassegna espositiva, che è inserita nel palinsesto delle manifestazioni per Bergamo-Brescia Capitale della cultura 2023, sono intervenuti il presidente degli Architetti bresciani arch. Stefano Molgora, l’arch. Alberto Ferlenga, l’arch. Marco Frusca e l’ing. Filippo Mutti (figlio di Giacomo), curatori con Elena Toscani.
Ricordare Giacomo (detto Mino) Mutti a dieci anni dalla scomparsa in questo anno in cui Brescia è Capitale della Cultura, è una coincidenza che offre l’occasione per rivolgere un più attento sguardo retrospettivo sulla città, i suoi protagonisti, la sua storia, in particolare su un momento costitutivo del suo assetto attuale, forse non ancora completamente storicizzato. Non è un caso che la mostra sia allestita nella sede dell’Ordine degli Architetti di Brescia, non solo perché Mino Mutti ne fu presidente (dal 1969 al 1973), ma anche perché vuole testimoniare un modo di “essere architetto” che lo accomunava ad altri della sua generazione come Margherita Bravi, Mori, Luigi Salvagni, Luigi Sommaruga, Bruno Fedrigolli e i più giovani Luigi Fasser, Dario Perugini. La mostra è inoltre coerente con l’iniziativa LABB (Love Architettura Bergamo Brescia) dell’Ordine degli Architetti di Brescia per Bergamo Brescia capitali della cultura 2023, che ha tra gli obiettivi l’attenzione per l’architettura del secondo ‘900, periodo della massima attività dell’arch. Mutti, a partire dalla bella progettazione giovanile (1955) della Scuola Colombo, che sarà anche contrassegnata con la targa proprio di LABB, insieme agli altri edifici più rappresentativi del dopoguerra.
Il percorso illustra come, ad esempio, l’architetto bresciano sembri ignorare nelle prime opere (Cinema Crocera, Teatro Franciscanum) la revisione critica del razionalismo ad opera di Albini, Bbpr, Gardella. Mutti poi recepirà queste istanze (Fabbricato residenziale e commerciale Maggini, Condominio Acacia) fino a maturare, grazie anche alla sua sensibilità artistica, una puntuale attenzione alla specificità e alla storicità dei luoghi (Progetto della chiesa di S. Maria del Corno, ristrutturazione del fabbricato in Piazzetta Pontida su resti romani). L’adesione alla cultura del Movimento Moderno sarà ribadita anche in ambito urbanistico con il Piano Particolareggiato di Brescia 2, di cui Mutti è incaricato con Margherita Bravi, affiancati da Salvagni, Sommaruga e Dabbeni, nel 1964.
Molti sono gli spunti che l’evento espositivo fa affiorare, in relazione sia alla vicenda urbana di Brescia, sia alla personalità di Mutti, personaggio poliedrico, che, ricordiamo, dal padre Adolfo, pittore, aveva ereditato la passione per l’arte e che, accanto all’interesse archeologico e all’impegno politico, svilupperà un vero innamoramento per l’India che mai lo abbandonerà.
L’iniziativa, oltre che un affettuoso omaggio alla memoria di Mutti, vuole porsi sulla scia della recente mostra “Visioni per un futuro presente”, nella convinzione che anche dalle radici del presente possa ricavarsi il materiale per la costruzione delle visioni future.
“Mino Mutti architetto. 1927-2013” è in visione fino al 15 dicembre (ingresso libero), dal lunedì al venerdì, con orario 9-12, 15-18 e, il sabato, 9-12.