Nel 1° trimestre 2023 ancora in crescita la produzione industriale sullo scorso anno (+2,4%)

Nel 1° trimestre 2023, la produzione manifatturiera bresciana registra una dinamica positiva, confermando le buone performance di crescita rilevate per tutto il 2022. Nel dettaglio, la variazione rispetto al trimestre precedente è pari a +2,2% (congiunturale), mentre l’evoluzione nei confronti dello stesso periodo del 2022 (tendenziale) mostra ancora un segno positivo (+2,4%), sebbene si caratterizzi per un nuovo rallentamento dopo quelli già sperimentati nelle precedenti rilevazioni.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al periodo tra gennaio e marzo 2023.

A seguito delle evoluzioni sopra indicate, il tasso acquisito – ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2023 – è pari a +2,7%, di cui solo per lo 0,5% frutto di quanto ereditato dal 2022.

“La crescita rilevata per l’industria bresciana nei primi tre mesi dell’anno appare in linea con un contesto nazionale positivo – commenta Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia –. Come per l’ambito nazionale, a spingere il sistema produttivo bresciano sono la ripartenza del PIL, il calo delle quotazioni degli input energetici, che favoriscono la ripresa della fiducia degli operatori economici, e la positiva situazione complessiva per la manifattura italiana. Al momento, guardiamo quindi con fiducia all’anno in corso, nonostante la risalita del costo del credito, a seguito del rialzo dei tassi di riferimento BCE.”

Nel periodo considerato il 49% degli operatori intervistati ha dichiarato una crescita dell’attività rispetto al trimestre precedente, a fronte del 27% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti e del 24% che invece ha segnalato una flessione degli stessi.

  • La disaggregazione della variazione della produzione per classe dimensionale appare non particolarmente eterogenea: +4,1% per le imprese micro, +1,8% per le piccole, +1,3% per le medie e +2,1% per le grandi.
  • Con riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva ha evidenziato generalizzati rialzi. Consuntivi particolarmente positivi provengono dalle realtà della metallurgia (+3,2%), del chimico, gomma e plastica (+3,1%) e del legno e minerali non metalliferi (+3,0%). I comparti sistema moda (+2,4%) e meccanica (+2,3%) si caratterizzano per una crescita più contenuta. Per contro, gli operatori dell’alimentare hanno segnalato una contrazione (-2,4%).
  • Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato all’80%, in aumento di un punto percentuale rispetto alla rilevazione precedente (79%) e risulta di poco più basso di quello misurato nel primo trimestre del 2022 (82%).
  • Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 40% delle imprese, rimaste invariate per il 43% e diminuite per il 17%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 34% degli operatori, calate per il 17% e rimaste stabili per il 49%; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 30%, diminuite per il 25% e rimaste invariate per il 45% del campione.
  • I costi di acquisto delle materie prime sono cresciuti per il 33% delle imprese, con un incremento medio dell’1,8%: si tratta della variazione meno intensa dal terzo trimestre 2020. Nello stesso periodo i prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 31% degli operatori, per una variazione media pari a +0,5%. Tali evoluzioni indicherebbero quindi un assestamento delle tensioni rilevate negli ultimi anni; tuttavia, va rilevato che ancora non si assiste a una reale inversione di tendenza e che la perdita di marginalità cumulata a partire dal 3° trimestre 2020 è senza precedenti: +39% i prezzi di vendita, contro +134% dei costi di acquisto.
  • Con riferimento ai fattori che limitano la produzione, il 40% delle aziende non segnala alcun problema in particolare, una quota invariata rispetto alla rilevazione precedente, ai livelli massimi dal 2020 a oggi. Le rimanenti risposte si concentrano sulla domanda insufficiente (27%, in crescita nei confronti del recente passato), sulla scarsità di manodopera (18%, il valore più elevato negli ultimi anni), sulla scarsità di materie prime e macchinari (8%, il valore più basso dalla fine del 2020). In tale contesto, non si evidenziano (ancora) problematiche degne di nota relative alla stretta creditizia recentemente innescata e, il “caro energia”, che aveva colpito importanti segmenti produttivi nei mesi scorsi, di fatto non è più indicato dalle realtà intervistate.
  • Le prospettive per i prossimi mesi sono orientate a un relativo ottimismo. Nel dettaglio, l’attività è prevista in aumento da 42 imprese su 100 e in calo dall’11%, a fronte della maggioranza degli operatori (47%) che propenderebbe per il mantenimento degli attuali livelli produttivi. I settori con le prospettive più positive sarebbero metallurgia, chimico, gomma e plastica, meccanica.
  • Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono in crescita per il 32% delle aziende, stabili dal 52% e in calo dal 15%. Quelli da parte degli operatori comunitari, sono in aumento dal 32% delle imprese, invariati per il 53% e in flessione per il 15%. Quelli in arrivo dai mercati extra UE sono in crescita per il 28%, stabili per il 62% e in contrazione per il 10%.
  • I giorni di produzione assicurata si attestano a 67, con una forte variabilità a livello settoriale. Il dato rilevato nel primo trimestre dell’anno è in flessione rispetto alla rilevazione precedente (81), nonostante l’andamento nel complesso positivo degli ordini. Tutto ciò indicherebbe una minore capacità di “visione” da parte delle imprese intervistate, di fronte a una fase ciclica che si conferma essere ancora complessa e densa di incognite.

 

Focus Investimenti

 

L’indagine realizzata dal Centro Studi di Confindustria Brescia presenta un breve approfondimento relativo alle prospettive per gli investimenti realizzati dalle imprese manifatturiere locali per l’anno 2023.

La rilevazione ha evidenziato che il 70% degli operatori intervistati ha piani di investimento da realizzare nell’anno 2023: nel 45% dei casi si tratterebbe di iniziative volte prevalentemente ad accrescere la capacità produttiva, mentre per il rimanente 25% si tratterebbe di progetti destinanti più che altro a mantenere l’attuale capacità.

Tra le realtà che hanno dichiarato di non avere piani di investimento da realizzare (il 30% del campione), i fattori alla base di tale scelta andrebbero ricercati soprattutto nel fatto che le immobilizzazioni a oggi in funzione risulterebbero adeguate alle esigenze aziendali (67% delle risposte). Le altre motivazioni hanno ottenuto meno consenso, in particolare quelle relative alle più stringenti condizioni di offerta del credito bancario (elevato costo e/o limitata disponibilità dello stesso).

Tra le imprese che hanno piani di investimento per il 2023, l’orientamento di fondo è nel complesso positivo, con il 40% di tali operatori che prevede un’intensificazione delle iniziative rispetto al 2022, a fronte del 17% che si attende una riduzione rispetto a quanto realizzato l’anno scorso.

In tale contesto, i fattori che maggiormente stanno impattando negativamente (o rischiano di farlo) sulle strategie di investimento, andrebbero ricercati, soprattutto, nell’incertezza per il futuro (42%), nella mancanza di personale (24%) e nell’insufficiente livello di domanda attesa (22%). A riguardo, va segnalato che il 34% delle imprese interpellate non evidenzia alcun elemento di freno e che, anche in questo caso, la carenza di risorse (derivanti dalla ridotta capacità di autofinanziamento e/o dalle più stringenti condizioni di offerta del credito bancario) riguardano una piccola minoranza dell’industria bresciana.