In Franciacorta il percorso intercomunale antimafia “Tragicamente Assenti”

La memoria va coltivata per non dimenticare e costruire un futuro di legalità e pace

Sono già passati 30 anni. Ricordo ancora quella giornata di fine maggio. Una giornata di sole, la temperatura gradevole tardo primaverile e quel clima scanzonato da fine scuola. Per chi come noi all’epoca bambini delle elementari, dai Tg e passando presto di bocca in bocca dai genitori alle maestre, erano mesi in cui tenevano banco solo le vicende di Tangentopoli, l’eco delle olimpiadi invernali con Alberto Tomba a dare spettacolo ancora una volta e il Sanremo che si sarebbe fatto ricordare non solo per la vittoria tra i big di Barbarossa, ma per la novità Aleandro Baldi e Francesca Alotta con la loro “Non amarmi”. La giornata del 23 maggio si era allungata con gli amici e il solito sgualcito pallone calciato al muretto in strada. La notizia arrivò direttamente dalle finestre aperte delle case. I nostri social. Una bomba, un’esplosione enorme, un cratere gigantesco aveva squarciato aprendo l’autostrada a Palermo. Precisamente a Capaci, che imparammo così, tristemente, a conoscere. Era l’attentato contro il giudice Giovanni Falcone e la sua scorta. Immagini che sarebbero rimaste impresse per sempre. Era entrata la mafia, di colpo. A monopolizzare quei mesi a venire, in una scia di sangue che sarebbe stata lunga. Poco prima, altre dirette trasmettevano al mondo il maxi processo a Palermo contro “Cosa Nostra” con quei nomi di Giudici coraggiosi e temerari che tutti sostenevano: Giovanni Falconi, Antonio Caponnetto e Paolo Borsellino. Avevano dato inizio alla lotta alla mafia che non sarebbe finita più e che avrebbe portato ad un sempre più ampio fenomeno culturale di antimafia. Nella speranza, come testimoniava il giudice Falcone: “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”…

I FATTI – Sono 30 anni quest’anno. Tre decenni esatti dalla terribile strage di Capaci e l’uccisione di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e dei tre agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani. Era il 23 maggio del 1992 e Giovanni Falcone, allora direttore degli Affari penali del ministero di Grazia e Giustizia era candidato alla carica di procuratore nazionale antimafia. Da poco atterrato all’aeroporto di Punta Raisi con la moglie Francesca Morvillo, due minuti prima delle 18, sull’autostrada Trapani-Palermo, nei pressi di Capaci, l’esplosione di circa 500 chili di tritolo dentro a un canale di scolo li uccise insieme con gli uomini della scorta. L’amico, magistrato Paolo Borsellino, che ne aveva raccolto il testimone, ma anche il pesantissimo fardello che lo aveva fatto diventare il prossimo obiettivo. Verrà ucciso 57 giorni dopo nella strage di via D’Amelio a Palermo, avvenuta il 19 luglio 1992.

L’INIZIATIVA – Il potere della memoria. La voglia di non dimenticare. Il percorso intercomunale antimafia “TRAGICAMENTE ASSENTI” è il nome dell’azione collettiva che prevede un programma diffuso da marzo a maggio, attraverso il coinvolgimento delle Scuole, degli Enti locali e di alcune realtà sociali e che sta portando avanti attività di informazione, sensibilizzazione e comunicazione alla lotta alle mafie e alla corruzione. In un grande percorso di cambiamento che riguarda anche il territorio franciacortino sono otto i Comuni aderenti all’iniziativa. Provaglio d’Iseo, Castegnato, Corte Franca, Monticelli Brusati, Ome, Paderno Franciacorta, Passirano e Rodengo Saiano. Lo hanno fatto sottoscrivendo un protocollo d’intesa e dato avvio ad azioni concrete di analisi della storia, lettura del presente e costruzione di un futuro libero. Si tratta di tessere quel filo conduttore che a 30 anni dalle stragi di mafia vuole coinvolgere soprattutto le giovani generazioni. Ecco perché i comuni franciacortini hanno deciso di intraprendere queste iniziative, da una parte ribadire il “no” a tutte le mafie, ma anche alla violenza, al ricatto e alla vita ai margini della legalità. Il percorso si concluderà a maggio, in concomitanza con il tragico anniversario dell’attentato al giudice Falcone.

Il percorso è partito con il concerto dell’artista Pippo Pollina, cantautore palermitano impegnato da anni su quesisti temi, esibitosi al Cinema Teatro Pax di Provaglio. A Corte Franca è seguito poi l’incontro presso la sede della Coop. Clarabella, con il giovane autore Salvo Ognibene che ha presentato il suo ultimo libro: «Un uomo perbene. Vita di Alberto Giacomelli, giudice ucciso dalla mafia». Lo stesso farà a Rodengo Saiano Salvatore Inguì, uno storico referente di «Libera Trapani» impegnato in progetti di recupero dei minori e in America Latina sui temi della giustizia sociale, che insieme ad Angelo Sicilia, figlio adottivo di Felicia Impastato, madre di Peppino Impastato, parlerà della loro esperienza attraverso la presentazione di libri. Nella biblioteca di Paderno Franciacorta verrà inaugurata una sezione contenente il fondo librario dedicato a mafia e antimafia. Il 21 marzo sempre a Provaglio, verranno letti i nomi delle vittime in occasione della Giornata per la memoria e l’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia. La lettura dei nomi delle vittime (che superano i mille) sarà a cura di semplici cittadini, di rappresentanti delle Istituzioni e studenti. A Castegnato invece, in collaborazione con l’Associazione Libera, verrà portato in scena lo spettacolo teatrale «Il Mondo che non sarò». Infine a Ome verrà organizzato un incontro pubblico dedicato al tema delle ecomafie. Per tutti gli studenti della scuola secondaria verrà proposta infine la visione commentata del film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana che racconta la storia vera del giovane siciliano Peppino Impastato, vittima della stessa mafia che ha deciso di combattere.

Legalità è un percorso da intraprendere, da seguire, che necessita di essere coltivato, alimentato, con l’educazione e la coltivazione della memoria che deve farsi azione quotidiana. Ecco perché la cultura ne è un tramite fondamentale. Soprattutto per arrivare alle generazioni più giovani, quelle che direttamente quelle stragi non hanno vissuto in prima persona e che stanno in un presente dove la mafia non è di certo scomparsa, ma ha un volto diverso, meno aggressivo forse, più “pulito” ma dove l’unica finalità è la stessa di sempre: il denaro. Fondamentale per il sostentamento stesso del fenomeno criminale. Quello sì di derivazione illecita e da azioni criminose e che necessita di essere pulito e, molto spesso come capita al nord, è reinvestito in attività di facciata per incrementarne i guadagni e il potere della cosca.

Un percorso così descritto dal sindaco di Provaglio d’Iseo, Vincenzo Simonini, portavoce dei Comuni: “Promuovere iniziative a favore della legalità significa far crescere nei nostri ragazzi e ragazze l’idea che è responsabilità di ciascun cittadino vivere in modo trasparente e di ogni amministratore fare altrettanto. Ringrazio tutte le persone e associazioni che a vario titolo sono impegnate a portare avanti progetti comuni di lotta alla corruzione, a denunciare comportamenti di stampo mafioso ma soprattutto ad adoperarsi per la diffusione della trasparenza”. Dobbiamo sostenere ed essere costantemente vicini a tutte le persone e alle associazioni che sono impegnate e si adoperano per la diffusione di questa cultura che dice no a tutte le mafie, alla violenza, alle prevaricazioni e all’illegalità”.