Confindustria Brescia: il Sistema moda si rafforza, ma rimangono criticità

Nel 2020 le imprese bresciane attive nel settore Sistema moda hanno evidenziato risultati economici cautamente ottimistici, soprattutto se contestualizzati alla luce della crisi globale generata dalla pandemia da Covid-19.

A evidenziarlo è lo strumento dell’Indice Sintetico Manifatturiero – ISM, frutto della collaborazione tra il Centro Studi di Confindustria Brescia e OpTer (Osservatorio per il territorio: impresa, formazione, internazionalizzazione) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Nel dettaglio, tale indice, applicato ai bilanci 2020 di quasi 130 realtà bresciane attive nel comparto, fornisce una lettura sintetica di come la crisi da Covid-19 abbia impattato sull’economia di tale settore. Nel 2020 la quota di aziende che si posizionano nella classe A (quella che include gli operatori più virtuosi) si attesta al 28% del totale, scendendo di due punti percentuali rispetto a quella registrata nell’anno precedente. Qualche preoccupazione riguarda la quota della classe D (in cui fanno parte le aziende verosimilmente più fragili) che sale di ben quattro punti percentuali (dal 5% al 9%).

L’ISM è stato poi implementato per effettuare un confronto tra gli effetti sui bilanci delle imprese della crisi da Coronavirus, con la “Grande Recessione” del 2009, pur nella consapevolezza della diversa natura dei due fenomeni presi in considerazione. La recente crisi ha colpito duramente il settore Sistema Moda ma la marginalità industriale, a differenza del 2009, ha tenuto molto bene. Tutte le principali voci del Conto Economico, ad eccezione del fatturato, nel 2020 hanno avuto andamenti di gran lunga migliori rispetto a quelli rilevati un decennio prima. Nel 2020 i ricavi complessivi del comparto locale hanno subito una contrazione del 17,1%, a fronte di una riduzione del 14,7% sperimentata nel 2009. Il Margine operativo lordo, indicatore che esprime la redditività lorda industriale, ha evidenziato nel 2009 una caduta del 36,5%, contro il -16,7% nel 2020. Anche il Reddito operativo registra un forte calo 29,6%, solo in parte paragonabile a quello rilevato nel 2009 (-96,0%).

Seppure le conseguenze della crisi da Covid siano state pesanti per questo settore, lo strumento dell’ISM permette facilmente di vedere come il Sistema moda nell’ultimo decennio abbia vissuto un periodo di significativo rafforzamento, che ha permesso di reggere piuttosto bene all’urto della crisi economica. Tra il 2020 e il 2009 l’aggregato che accorpa le imprese nelle classi A e B cresce, passando dal 39% al 65%. Dall’altra parte la quota delle aziende verosimilmente più fragili non subisce variazioni (9% sia nel 2020 che nel 2009). Ciò denoterebbe un settore oggi relativamente più forte, ma ancora caratterizzato al suo interno da una certa polarizzazione. In generale, vanno apprezzati gli sforzi compiuti dalle aziende in questi anni alla ricerca di un maggiore grado di patrimonializzazione e verso un posizionamento nelle fasce di mercato a più alto valore aggiunto.

“Alla luce dei dati emersi da ISM restiamo positivi in vista del futuro. Il Covid è stato un evento traumatico, ma allo stesso tempo ha dato una spinta importante a molte aziende del nostro comparto – spiega Luigi Franceschetti, presidente del settore Abbigliamento, Magliecalze, Calzaturiero e Tessile di Confindustria Brescia –. Penso, in particolare, a tutto l’ambito dei processi informatici e dell’e-commerce. Migliorando questi due aspetti, e coniugandoli con la forza del “Made in Italy” tipica del settore, è stato possibile reggere in modo decisamente migliore l’impatto della crisi mondiale rispetto a quanto avvenne con la grande recessione del 2009. Le prospettive sul 2022 sono quindi incoraggianti, anche se restano alcune incognite legate a questioni di carattere mondiale come i rincari dell’energia. Un tema che coinvolge soprattutto i nostri subfornitori, ma che rischia di ripercuotersi sull’intera filiera.”