Jovanotti al Teatro Grande di Brescia per la registrazione di un nuovo videoclip

Arriva in inverno la primavera di Jovanotti che oggi, 17 dicembre, presenta una nuova puntata del Disco del Sole.

Il Disco del Sole è un oggetto volante non identificato, è uno streaming, una filosofia, ma soprattutto è il flusso di brani scritti da Lorenzo a due anni e mezzo di distanza da La Nuova Era.

A prescindere dagli schemi di lavoro standard dei calendari strategici, il Disco del Sole è la nuova musica di Lorenzo. Ed esce quando è pronta, senza uno schema, senza un piano deciso. Il flusso continua a scorrere.

Oggi sono pronti cinque nuovi pezzi ed escono dappertutto a tracciare la via di un movimento costante che si comporrà mese dopo mese, settimana dopo settimana, per un anno intero. Cinque brani inediti prodotti con Rick Rubin che salutano l’arrivo dell’inverno con questi primi raggi di sole.

Lorenzo: “C’era quel film con Jack Nicholson CINQUE PEZZI FACILI che a dispetto del titolo raccontava la storia di un musicista alle prese con le cose della vita, che non ti arriva mai come te l’aspetti o come avevi programmato. Che c’entra con questi CINQUE PEZZI NUOVI? Niente o molto. Il film non lo ricordo ma il titolo italiano è bello, mi fa pensare a queste mie nuove canzoni che escono oggi, parte di un flusso di canzoni che usciranno nei prossimi mesi, imprevedibili e libere, per niente facili perché per esistere hanno dovuto piovermi addosso dallo spazio profondo, ma leggerissime perché qui dentro c’è una luce. Quel punto di luce che c’è nel centro della metà oscura del simbolo del Tao, pronta a riversarsi traboccando fuori in forma di canzoni che non chiedono niente perchè hanno solo voglia di offrirsi.

Ho deciso di non uscire subito con un album sebbene abbiamo lavorato a più di venti pezzi, prima da solo, poi con qualche mio compagno musicista, poi due mesi con Rick Rubin, in una selva tra l’Appennino e il mare, dentro ad una scuola abbandonata negli anni 50 quando le campagne si spopolavano e l’agricoltura si meccanizzava. Come scolari discoli insieme a Rick “mangiafuoco” Rubin abbiamo aperto tutta questa roba che nei mesi avevo accumulato in modo del tutto istintivo, senza pensare a niente, completamente scollegato da tutto ciò che non fosse un enorme sentimento di Amore e di voglia di vita, aria, luce, ritmo, allegria, batticuore, avventura.”

Questi primi CINQUE PEZZI…NUOVI sono cuore e istinto e arrivano dopo Il Boom, con il suo immaginario travolgente, elettrico, colorato, appassionante, da ballare a volume esagerato. Un pezzo futurista, una “scatola di smontaggio di ogni cosa abbia la forma di una canzone” che è esplosa in 26 remix micidiali, uno più forte dell’altro. I cinque brani sono stati finalizzati la scorsa settimana a Milano con Pino Pinaxa Pischetola e da oggi sono disponibili dappertutto.

Dopo Il Boom ecco le prime “schegge”:

 

  • LA PRIMAVERA

 

Con la più bella palette di colori stagionali, fiorisce in 3’24’’ la focus track: vivido campionario di emozioni. Perfettamente armonizzata alla voce di Lorenzo, qui morbida e delicata, LA PRIMAVERA arriva, tanto attesa, come l’auspicio di una boccata d’aria lunga novantatré giorni. Il singolo 80s synth pop miscela ritmica scarna, sequencer, distorsioni e un pizzico di french touch nel dolce basso, ostinato e ricorrente. Un invito a incamerare le energie giuste, le esperienze positive, pronto a tenere viva l’aura musicale di ognuno di noi.

Lorenzo: “LA PRIMAVERA esce quando inizia l’inverno, come un’affermazione, una dichiarazione di intenti. È un pezzo nato da un demo strumentale che ho ricevuto da Noochie Rigano e Riccardo Onori, miei collaboratori di tanti anni. Avevo quelle due strofe scritte su un cellulare. Ricordo anche il giorno in cui le ho scritte, ma non ricordo perché, anzi lo ricordo ma non lo dirò. Le ho cantate sulla base e poi è nato il ritornello così come nasce un fiore selvatico. A giugno 2021 ho riacceso il mio studio dopo tanti mesi in cui avevo lavorato solo con mezzi di fortuna (chitarra, cellulare, iPad, quaderni e post it) e LA PRIMAVERA è nata, ma assomigliava un po’ troppo all’estate (addosso) così per un po’ l’ho messa in panchina. Quando Rick mi ha chiesto di ascoltare TUTTI i provini che avevo (circa 40) l’ho messa in coda, e lui quando l’ha sentita mi ha chiesto di cosa parlavo. Della primavera ho detto, la stagione in cui la natura fiorisce di nuovo, ma non una natura addomesticata. Questa primavera è selvatica, ha una tensione dentro, una forza sovrannaturale, qualcosa che per me resta un mistero. Così lui mi ha risposto “entriamoci”, e dentro quel caos di mille tracce che avevamo messo nel demo lui ha fatto la magia e mi ha chiesto di cantarla diverso, senza spingere. Ho pensato a Franco, con me lì c’era Pinaxa e gli ho detto “provo a cantarla pensando di essere con Battiato. Insegnami, facciamogli un omaggio velato, un fiore per lui.”

 

  • I LOVE YOU BABY

 

Arrangiamenti crudi e asciutti, archi dritti e catalizzatori per un sound insistente, sgangherato, imprevedibile: I LOVE YOU BABY è il pianeta psichedelico della nuova Primavera di Lorenzo. Il climax ascendente del fronte strumentale restituisce, fortissima, tutta la carica e l’intenzione del ritornello-mantra, strepitato dadaista, da cantare ad libitum con Jova, o se non altro fino a quando gli occhi della baby non avranno ritrovato la perduta lucentezza.

Lorenzo: Lo ammetto, sono pazzo di questo pezzo. Lo so non è elegante dirlo ma è così, se lo avesse fatto un altro gli farei la OLA, per fortuna l’ho fatto io. È una canzone d’amore, è per una ragazza  che deve  scalare una montagna, attraversare l’oceano a nuoto, baciare un rospo in bocca senza nessuna garanzia che si trasformerà in principe. Certe cose non si possono dire in modo enfatico, bisogna dirle ballando, agitando le braccia, alzando il volume, cantando al limite della tonalità, un passo prima che la voce diventi un urlo.

Il pezzo è nato con Riccardo Onori alla chitarra, ed era un rock’n’roll un po’ troppo tradizionale per me, così ci ho registrato sopra una linea di MOOG che poi ho dimenticato. Mr. Rubin che vuol sentire soprattutto le cose di cui mi vergogno un po’ (perché le cose forti si trovano quasi sempre oltre al pudore e alle zone comode) ha detto “per me il pezzo musicalmente è qui, in questo moog fuori contesto.”

 

  • UN AMORE COME IL NOSTRO

 

Ballad tutta sentimento di un’autenticità radicale, con la semplicità e la freschezza che da sempre contraddistinguono Jovanotti: mai uguale a se stesso, sempre riconoscibile. Con una purezza disarmante, UN AMORE COME IL NOSTRO scopre le carte e ci svela il potere essenziale, originario, salvifico del sole, che da innamorati ci sorride proprio come nei disegni dei bambini.

Lorenzo: “Eravamo a Milano, luglio 2020, io e le mie ragazze. La mattina ogni tanto prendevo la chitarra e cantavamo canzoni che ci piacciono. Dalla cassa Bluetooth usciva una playlist dei Green Day che le mie ragazze adorano, e pure io.  Poi è partita “Something stupid” dei due Sinatra. La Teresa mi ha detto “Babbo dovresti scrivere una canzone così” e io ho pensato “embè…” Poi ho preso la chitarra e ne ho scritta di getto una che la imitava un po’, ma quasi giocando le parole mi uscivano insieme alla melodia e mi piacevano, erano vere, avevano forza. L’ho appuntata nei memo vocali del cellulare e ho aspettato l’autunno e poi l’inverno e a capodanno del 2021 l’ho registrata con garage band nel mio laptop. A capodanno eravamo in casa da soli noi tre, e dopo il brindisi l’ho suonata, e alle ragazze è piaciuta. Buon anno, avanti tutta.”

 

  • TRA ME E TE

 

Pillola delicata, gioiello prezioso, archi e synth leggeri, TRA ME E TE è fatta di pochi accordi e un’infinità di pathos, capace di suscitare un’intensa emozione e una totale partecipazione dal primo ascolto. Lorenzo si mette a nudo, come solo lui sa fare, forgiando delicatamente un diamante prezioso, riflessivo ed essenziale. Tra fragilità, paure e amore, una dose di limpida verità.

Lorenzo: “È una ballad, una canzone d’amore, una dedica che non mi era stata richiesta, infatti lei non è nella stanza con me mentre la canto, ma è con me nel senso che occupa ogni mia cellula. TRA ME E TE è una mini-canzone, piccola al limite dell’inesistenza, e forse non è questa l’epoca buona per canzoni così, incerte, zoppicanti, ma non mi frega niente, a me piace. Rick mi ha proposto di evitare di farla con la chitarra acustica, per portarla da una parte meno tradizionale, così ho chiesto a Davide Rossi se mi faceva una linea di violoncello solo. Dammi un’indicazione, mi ha detto, e io “alla Bach” e lì il cielo ha tuonato e si sono accesi tutti gli allarmi”.

 

  • BORDER JAM

 

Border Jam fa battere i piedi, alzare le mani al cielo, ballare scoordinati: questa grande festa collettiva, immenso patchwork di icone e immagini coloratissime, muove e smuove qualcosa dentro, passa dai muri e butta giù le porte, disintegrando ogni confine. È Jovanotti il deus ex machina che guida le fila di questa botta di vita e d’entusiasmo quasi “ragazzesco”, per un salto indietro nel tempo – con i jeans e le t-shirt – al ritmo acrobatico del rock’n’roll.

Lorenzo: “Tutti hanno opinioni e moltissimi ci tengono ad affermarle, radicalizzarle, difendere, esporle, gridarle, farsene un’identità, e a me va benissimo, ci mancherebbe. Il mio problema è che non ho molte opinioni, ho piuttosto delle sensazioni. Se interrogo le mie opinioni il mio parlamento interiore si divide su quasi tutto. Non tutto, ma quasi. Se invece interrogo i miei sogni non ho dubbi: io sogno un mondo senza confini. Punto. Questa canzone parla di un sogno, anzi balla di un sogno, è una festa per sognatori, non è un manifesto politico, è una jam, che vuol dire marmellata. C’è dentro il carnevale, l’Africa, i Clash, la California, il Jova Beach Party, New Orleans, i Balcani, il Mediterraneo… non so cosa c’è dentro, è una jam, una marmellata. Buona però la marmellata, a me piace.”

I cinque brani sono accompagnati dal video de LA PRIMAVERA, un corto cinematografico psichedelico, un video onirico, unico per la storia di Lorenzo. Nel video esplodono i colori ma è delineato anche un forte racconto interiore. La primavera è una stagione, ma anche un sentimento, è un rifiorire della natura e anche della natura che è dentro di noi. Ed è così bella, spensierata, allegra e gioiosa forse anche perché prima… c’è l’inverno.

Girato in pellicola da Tommaso Ottomano, il videoclip è stato ambientato negli spazi del Teatro Grande di Brescia. Nel video Lorenzo è accompagnato dai suoi compari Saturnino, Riccardo Onori e Kalifa Konè.

Lorenzo: “Ho notato Tommaso Ottomano per un video di  Lucio Corsi che è un cantautore che seguo e che mi piace moltissimo. Abbiamo chiacchierato un po’ ed è nata l’idea del video dalla nostra immaginazione incrociata e dai riferimenti reciproci più disparati. Alcuni riferimenti stilistici precisi: le immagini di Terry Gilliam, lo splendido ottantunenne tra i più grandi registi di tutti i tempi e la sua assurda avventura del Barone di Münchhausen. La commedia dell’arte, vera intramontabile radiografia dell’Italia.  Giganti come Dante Ferretti e  Francesca lo Schiavo, la grande costumeria italiana, il rococò, i viaggi nel tempo, i video dei primi anni 90 prima che questo formato si trasformasse in occasione per product placement e poco più. Tommaso è bravissimo e ha una  forza espressiva non allineata all’estetica del momento, se ne frega delle tendenze e punta all’effetto, ci siamo trovati benissimo a lavorare insieme, è meticoloso e poetico. Il mio amico di una vita Umberto angelini dirige il teatro grande di Brescia e da tanto ci ripromettevamo di fare qualcosa in quel luogo meraviglioso e oggi l’occasione è arrivata, è un posto di una bellezza assurda. Volevo che la primavera avesse un video divertente e un po’ magico, con dentro emozioni miste, come del resto è la canzone, la primavera è la fioritura, e la fioritura non la governi, ci stai dentro, partecipi. Nel video si fa a botte, si balla, si suona, si scappa e si insegue, si partorisce, si salta sul letto, si passa attraverso le 4 stagioni come una compagnia teatrale in cerca della sua scena che cambia sempre. I costumi che indosso sono frutto di una ricerca nelle grandi costumerei teatrali, uno dei look è un originale da un Rigoletto del 1929. L’armatura d’oro riflette la luce del sole, e moltiplica come uno specchio i mondi in cui passo dentro, e sia io che il bimbo/bimba che nasce e subito diventa grande abbiamo la punta del naso dorata, piccoli dettagli da scoprire tra i molti che sono nel video.”