Al Teatro Odeon Elena Bucci con “Nella lingua e nella spada”

Nell’ambito della Stagione del Teatro Odeon promossa dal Comune di Lumezzane va in scena mercoledì 15 (turno A per gli abbonati) e giovedì 16 dicembre (turno B) una straordinaria ELENA BUCCI con nella lingua e nella spada in solo, spettacolo di cui è autrice, regista e interprete assoluta. Inizio alle ore 20.45. Il teatro apre alle 20.

Posti disponibili.
Ingresso 24 euro (ridotto 21 euro).
Prevendite in biglietteria presso il Teatro Odeon in via Marconi 5, il martedì e il mercoledì dalle 18.30 alle 19.30 (festivi esclusi).
A Brescia i biglietti sono acquistabili da Punto Einaudi in via Pace negli orari di apertura della libreria (tutti i giorni dalle 9.30 alle 12 e dalle 15.30 alle 19, lunedì mattina e festivi esclusi).
Prevendita aperta fino a esaurimento della quota disponibile.
Biglietti disponibili online su Vivaticket.
Info: www.teatro-odeon.it; segreteria@eureteis.com

Nella lingua e nella spada in solo è un progetto di musica e teatro che si ispira alla storia di Oriana Fallaci e del poeta e rivoluzionario greco Alekos Panagulis. Si incontrano per un’intervista il giorno in cui Alekos, incarcerato per un attentato al dittatore Papadopoulos, viene liberato grazie ad un forte movimento internazionale e restano allacciati, fra discussioni, lotte per la libertà, allegria, solitudini e speranze, fino alla morte di lui per un misterioso incidente, nel 1976. Alekos trova nella poesia una cura per resistere alla violenza della tirannia e del carcere; Oriana fa del suo lutto un libro. Irriducibili, spesso isolati e solitari, mai vinti, trasformano il dolore in scrittura, un tesoro al quale attingere quando manca il coraggio.

Lo spettacolo si avvale della collaborazione del compositore Luigi Ceccarelli, delle registrazioni dei musicisti Michele Rabbia e Paolo Ravaglia, con Raffaele Bassetti alla regia del suono e la produzione musicale di Edison Studio Roma. Disegno luci di Loredana Oddone, scene e costumi di Nomadea, firmati rispettivamente da Loredana Oddone e da Marta Benini e Manuela Monti.

L’allestimento, con l’assistenza di Nicoletta Fabbri, è prodotto da Teatro Piemonte Europa, Le Belle Bandiere, Ravenna Festival, Campania Teatro Festival/Fondazione Campania dei Festival, con il sostegno di Regione Emilia-Romagna e Comune di Russi.

Attrice, autrice e regista, Elena Bucci è fondatrice con Marco Sgrosso della Compagnia Le Belle Bandiere, per la quale crea progetti di ricerca teatrale e spettacoli coprodotti dai più importanti teatri italiani e che circuitano su tutto il territorio nazionale e all’estero, con una significativa presenza anche nelle produzioni del nostro Stabile bresciano.

Fra i più importanti riconoscimenti ricevuti: Premio Hystrio ANCT Associazione Nazionale Critici Teatrali, Premio Eleonora Duse, Premio Ubu per gli spettacoli da lei scritti e diretti, Premio Ubu per l’interpretazione in Riccardo III e Le regine di Claudio Morganti, Premio ETI Olimpici del Teatro per Le smanie della villeggiatura di Goldoni, regia e interpretazione, Premio Hystrio Altre Muse per l’attività, Premio Viviani, Premio Scenari Pagani alla compagnia.

Lo spettacolo
Mercoledì 15 dicembre ore 20.45 turno A
Giovedì 16 dicembre ore 20.45 turno B

Elena Bucci
nella lingua e nella spada in solo
Un progetto di musica e teatro ispirato alle vite e alle opere di Oriana Fallaci e di Aléxandros Panagulis.
elaborazione drammaturgica, regia e interpretazione Elena Bucci
musica in playback di Luigi Ceccarelli
con registrazioni di Michele Rabbia e Paolo Ravaglia
disegno luci Loredana Oddone
cura e regia del suono Raffaele Bassetti
assistente all’allestimento Nicoletta Fabbri
scene Nomadea, Loredana Oddone
costumi Nomadea, Marta Benini e Manuela Monti
produzione TPE Teatro Piemonte Europa, Le Belle Bandiere, Ravenna Festival, Campania Teatro Festival/Fondazione Campania dei Festival
produzione musicale Edison Studio Roma
con il sostegno di Regione Emilia-Romagna e Comune di Russi

La prima vittima dei tiranni / è il loro spirito. / Prima a quello / mettono le catene.
Aléxandros Panagulis, Vi scrivo da un carcere in Grecia

Questo melologo di più anime si ispira alla storia del poeta e rivoluzionario greco Alekos Panagulis e della giornalista e scrittrice Oriana Fallaci: si incontrano per un’intervista che resterà nella storia proprio il giorno in cui Alekos, incarcerato per un attentato al dittatore Papadopoulos, condannato a morte e poi graziato, viene liberato grazie ad un forte movimento internazionale. Restano allacciati, fra discussioni, lotte per la libertà, allegria, solitudini e speranze, fino alla morte di lui per un misterioso incidente, nel 1976.
Alekos trova nella poesia una cura per resistere alla violenza della tirannia e del carcere; Oriana fa del suo lutto un libro. Irriducibili, spesso isolati e solitari, mai vinti nella vitalità e nell’energia, trasformano il dolore in scrittura, memoria di tutti, un tesoro al quale attingere quando manca il coraggio.
Quando, dopo la maturità, partii per un viaggio in Grecia, portai con me il libro dove Oriana Fallaci racconta dell’incrocio del suo destino con quello di Alekos Panagulis. Persa in quella terra polverosa e profumata, fra templi, paesaggi marini e città caotiche e nere, ritrovavo le vite di Oriana e Alekos, in lotta contro il conformismo e le bugie, irriducibili, ostili per natura e disciplina al potere e alla tirannia. Si narrava di amore e di lotta, della solitudine degli eroi e della loro forza poetica, dell’allegria e della disperazione degli spiriti liberi. Ora capisco meglio quanto sia anche una vigorosa celebrazione del lutto attraverso la scrittura, una testimonianza che resiste all’oblio. “La politica è un dovere, la poesia un bisogno. È un urlo che non si può soffocare, l’ansia di un istante che non si può dimenticare. Allora cerchi carta e matita per fermarlo.” Scrive Alekos nel carcere, su qualsiasi cosa trovi, per non perdersi. Anche per Alekos la scrittura è medicina che salva quando il mondo sembra impazzito. È un’arma e uno scudo. Da essa trae la forza di ridere dei propri aguzzini, di prenderli in giro, di sopportare la solitudine della sua ricerca di libertà e verità. Mi pare di trovarvi anche il sollievo per non essere diventato un assassino, quando la sua ribellione alla tirannia non gli porgeva altra soluzione che l’attentato, proprio lui che non sapeva vendicarsi nemmeno dei suoi aggressori. I suoi libri con la prefazione di Pasolini sono ormai introvabili. Sembrano passati secoli, ma le domande sono vive. Resiste anche la volontà gioiosa di resistere alla violenza e alla paura con la pratica del pensiero, dell’arte, della scrittura. Mi affido all’intuito drammaturgico e alla sensibilità del compositore Luigi Ceccarelli, al talento dei musicisti Michele Rabbia e Paolo Ravaglia e alla sapiente e partecipe regia del suono di Raffaele Bassetti. La musica crea uno spazio tempo sospeso dove posso immergermi in altre esistenze, storie, luoghi e sfrangiare i limiti della mia identità. In un continuo scambio tra appunti, improvvisazione e riscritture, la drammaturgia si innesta sulle comuni radici di musica e teatro. Le luci di Loredana Oddone disegnano nello spazio quasi vuoto una piccola prigione che può diventare Atene, Firenze, il mare, la spiaggia, un’anima, l’infinito. Non uso le parole di Oriana Fallaci, non strappo brani da un libro perfetto, ma provo a raccontare con parole mie di lei e di lui, di quell’epoca, dell’entusiasmo per alcuni artisti – eroi? – che vissero l’orrore della dittatura senza piegarsi, cantando: nella lingua e nella carta è la loro spada. Grazie a loro allargo il mio sguardo di fortunata nata in tempo di pace fino al limite del buio che si avvicina. Elena Bucci

 “’Nella lingua e nella spada’, un melologo struggente e appassionato, racconta dell’amore per la libertà di Panagulis, libertà coltivata e custodita per cinque anni in una cella di tre metri per uno. Elena Bucci costruisce uno spettacolo in cui testo voce e suono dialogano in un’osmosi perfetta. Uno spettacolo che si ispira, senza mai citarlo, al romanzo della Fallaci Un uomo e alle poesie di Panagulis. … Una scena scarna in cui un sofisticato disegno luci disvela i luoghi dell’anima. La drammaturgia musicale di Luigi Ceccarelli, attraverso le incisive improvvisazioni di Michele Rabbia alle percussioni e Paolo Ravaglia ai clarinetti, diventa parte dell’azione scenica. L’elaborazione digitale amplifica l’espressività della Bucci: la moltiplicazione della sua voce diventa un coro da tragedia greca che celebra la parola come atto di rivoluzione e di rinascita”.
Giusi Zippo, Hystrio n.4 / 2019

“Ricordare per non dimenticare. Ricostruire le storie come si fa con i puzzle … indispensabile farle rivivere con cura perché la memoria è pratica fragile ma necessaria. Facendola lievitare può produrre buona vita. Tanto più utile quando una società come l’attuale va progressivamente di fretta e, pure di fretta dimentica. … Ecco perché il teatro, soprattutto il teatro, ha bisogno di nutrirsi di storie e rilanciarle. Essere specchio e coscienza critica del nostro presente. Così come accade superbamente nell’atto unico, potente e senza compromessi de ‘Nella lingua e nella spada’ ultimo lavoro dell’attrice e regista Elena Bucci, una delle più pregiate protagoniste della nostra scena contemporanea. … Un progetto ben equilibrato di suoni e parole, musica e teatro che tiene incatenati per quanto viene narrato e per l’allure spettacolare che vede in fecondo rapporto la presenza sempre importante e baricentrica della Bucci assieme a due musicisti di valore come il percussionista Michele Rabbia e il clarinettista Paolo Ravaglia. Musiche scritte da un compositore di razza e splendida sensibilità per la scena, quale è Luigi Ceccarelli. … Elena Bucci non solo sceglie di non usare le parole della Fallaci ma imposta il suo racconto di vita e di morte come un incontro e scontro tra vita e poesia, tra teatro e memoria. Qui non c’è enfasi né voglia di demagogia, ma solo scavare a fondo sui bisogni più profondi di un uomo e di una donna. …Walter Porcedda, Gli Stati Generali, 24 – 7 – 19

“Due miti, due esempi per il mondo. … La Bucci, che ha curato anche la drammaturgia e la regia, ha messo in piedi uno spettacolo coinvolgente e convincente, interpretando più parti e più ruoli, in un monologo di un’ora e un quarto che riesce a rendere il senso e i sentimenti del momento. Tanti personaggi rivivono accanto a Panagulis e Fallaci: i dittatori, i torturatori, gli amici che lo tradirono, le persone che invece gli furono vicine. E soprattutto rivive la loro tormentata storia d’amore, le telefonate ossessive di lui (‘sono io, sono me’ diceva, nell’italiano che aveva imparato in carcere) e i tentativi di protezione di lei, ma anche le paure, le sofferenze, i pericoli. Non sono le parole di ‘Un Uomo’ ma allo stesso tempo sono le parole di Fallaci e Panagulis, le poesie di Alekos (che pubblicò nella raccolta ‘Altri seguiranno’ con la prefazione di Pasolini), le emozioni e i sentimenti di un popolo intero. Bravissima la Bucci, che scrive (nelle note di regia): ‘Mentre tutto il pianeta è scosso da guerre e mutamenti e si svegliano i mostri che approfittano della paura e dell’ignoranza, permane anche la volontà gioiosa di resistere alla violenza con la pratica tenace del pensiero, dell’arte, della scrittura’”.Ida Palisi, Napoliclick, 10-7-19

“Un testo che potremmo definire totale. Politico, e poetico, carico di filosofia e di storia. Racconto di resistenza alla violenza e alla dittatura, del coraggio della libertà più profonda e autentica, inesauribile e inestinguibile, che sta dritta contro la peggiore bruttura (eufemismo è dir poco) dell’uomo. ‘Nella lingua e nella spada’ è uno spettacolo che ha già il sapore di un classico. Per l’importanza e la qualità del suo testo, per il valore estetico e formale della scena, con la sua pulizia essenziale e densa allo stesso tempo, caratterizzata da elementi versatili e significativi come le funi, pronte a diventare prigioni, colonne, anfratto e buco. Su questa scena già raffinata, la proiezione, anch’essa dallo stile essenziale, dona un ulteriore tocco di classe. Ha il sapore di un classico per l’accompagnamento musicale, sofisticato sottofondo, costante tappeto sonoro che dona il colore e l’atmosfera, mai protagonista e sempre a sostegno.” Mailè Orsi, Persinsala,  2- 8- 19