Settimana cucina, +10% export cibo Brescia: cosi l’agroalimentare reagisce alla crisi Covid

L’agroalimentare made in Brescia reagisce alla crisi generata dalla pandemia Covid19 facendo registrare un balzo del 10% nelle esportazioni nei primi sei mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero, in occasione della sesta edizione della Settimana della Cucina Italiana nel mondo in corso fino al 28 novembre con l’obiettivo di promuovere le eccellenze della cucina del Belpaese in 110 nazioni tramite la rete di ambasciate, consolati, istituti italiani di Cultura, uffici ICE e Camere di commercio all’estero.

A livello nazionale – spiega la Coldiretti – nei primi nove mesi dell’anno si registra il record storico delle esportazioni di cibo tricolore con un +12%, per un valore raggiungerà a fine anno i 52 miliardi, il massimo di sempre, se il trend sarà mantenuto. Un risultato ottenuto – sottolinea Coldiretti – nonostante le difficoltà degli scambi commerciali e il lockdown in tutti i continenti della ristorazione, che ha pesantemente colpito la cucina italiana, e l’insopportabile diffusione di imitazioni in tutti i continenti.

L’emergenza sanitaria Covid – afferma la Coldiretti – ha provocato una svolta salutista nei consumatori a livello globale che hanno privilegiato la scelta nel carrello di prodotti alleati del benessere come quelli della dieta mediterranea. E sulle vendite all’estero – continua la Coldiretti – si registra anche un impatto positivo delle vittorie sportive che hanno dato prestigio all’immagine del Made in Italy.

Tra i principali clienti del tricolore a tavola ci sono gli Stati Uniti che si collocano al secondo posto con un incremento del 17% nel periodo gennaio-agosto 2021. Positivo l’andamento anche in Germania che si classifica al primo posto tra i Paesi importatori di italian food con un incremento del 7%, pari a quello della Francia (+7%) che è stabile al terzo posto mentre al quarto è la Gran Bretagna dove però le vendite sono stagnanti a causa delle difficoltà legate alla Brexit, tra  le procedure doganali e l’aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi e maggiori controlli. Fra gli altri mercati – evidenzia la Coldiretti – si segnala la crescita del 15% in quello russo e del 47% su quello cinese