Uova, a Bedizzole la filiera lancia l’allarme

Una filiera bresciana di eccellenza trova oggi grandi difficoltà generate da forti variabili esterne e interne al mercato della produzione di uova fresche da consumo. . Ne abbiamo parlato con il titolare della Soc. Agr. Roberti, Vittorio Roberti e, in chiusura, con la figlia Francesca, che gestisce la parte amministrativa dell’azienda.

La Soc. Agr. Roberti– precisa Coldiretti Brescia – produce annualmente 220.000.000 di uova fresche, i gruppo dà lavoro a oltre 50 addetti specializzati e collabora con 20 allevamenti distribuiti tra Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio. A Bedizzole, cuore dell’attività, trovano sede centro di imballaggio e gli uffici, dove operano oltre 40 dipendenti. Gli allevamenti distribuiti sul territorio, invece, sono in gestione diretta o in soccida di filiera, producono uova con metodo convenzionale, a terra, all’aperto e biologico, timbrano le uova appena deposte in allevamento e le inviano direttamente a Bedizzole, dove vengono confezionate e distribuite.

Stiamo vivendo una situazione particolare per il settore agroalimentare e certamente anche la pandemia ha influito pesantemente, in che contesto vi trovate adesso?

La nostra realtà vive da parecchio tempo una situazione di criticità: circa due anni fa un vaccino difettoso ha causato una reazione avversa quasi dimezzando gli animali in allevamento e subito dopo è arrivata la pandemia. In una prima fase, la richiesta di uova è stata veramente altissima, poi abbiamo subito un crollo vertiginoso di domanda sia nella GDO sia nel canale HO.RE.CA. A ciò si aggiunge la presenza sul mercato di prodotti non di filiera a prezzi molto più bassi e oggi ci troviamo a vendere le uova sul mercato del fresco e verso il canale industriale, con perdite di oltre il 30% sui costi di produzione.

Costi di produzione legati anche all’aumento dei prezzi delle materie prime, che sta creando difficoltà a tutte le filiere agricole. Anche voi ne avete risentito? In che termini?

Assolutamente sì, uno dei problemi maggiori è proprio questo. I picchi di aumento fino al 30% del costo del mangime, che rappresenta il 58% del costo dell’uovo, oltre ai costi accessori quali imballaggi, trasporti ed energia, stanno compromettendo il lavoro dell’intera filiera, considerando che la marginalità sul prodotto uova è già bassa in partenza. Questa situazione dura ormai da agosto del 2020, il costo delle materie prime non sembra calare e rimangono incertezze su quali effetti avrà la pandemia sui futuri consumi di uova. Anche la CUN delle uova, ovvero il valore di riferimento del mercato a livello nazionale, impone valori troppo bassi, decisamente insostenibili per le filiere nazionali.

La filiera certificata dovrebbe essere garanzia per il settore, allora perché il prodotto uova sta soffrendo così tanto? Quali sono gli elementi di criticità? 

Dovrebbe essere così: per noi è fondamentale dare valore aggiunto al nostro lavoro attraverso la valorizzazione della filiera 100% italiana, dal mangime allo scaffale del supermercato, con un’attenzione particolare al benessere animale e alla sostenibilità ambientale. Siamo partiti ascoltando le esigenze del consumatore, garantendo sempre trasparenza e freschezza attraverso l’etichettatura delle uova. Al contempo, abbiamo voluto incentivare e valorizzare l’operato delle numerose aziende agricole a carattere familiare che collaborano con noi e che oggi si sentono parte di una squadra. Purtroppo, questo modo di lavorare non appartiene a tutti e spesso ci troviamo a gestire situazioni che non ci consentono di competere con gli stessi parametri. In situazione di normalità ne usciremmo comunque vincenti ma oggi, tra pandemia, mercato ballerino e prezzi delle materie prime alle stelle, rischiamo di perdere tutto il lavoro fatto finora.

Alla giovane Francesca le conclusioni di questa chiacchierata: cosa immagini per il tuo futuro? Quali idee e soluzioni concrete per guardare con lungimiranza il tuo lavoro?

Nonostante la situazione drammatica, proviamo a guardare al futuro con speranza e voglia di fare.  Infatti, abbiamo da poco siglato una collaborazione di fornitura delle nostre uova con un’azienda che produce tortellini di alta qualità. È ancora presto per vedere i risultati, ma stiamo investendo su di noi e sul nostro marchio. Personalmente credo che una soluzione – anche se difficile – potrebbe essere l’aggregazione dei produttori agricoli allo scopo di promuovere il valore che rappresentiamo e posizionarci sul mercato in maniera forte. Su questo fronte la strada è molto lunga, nell’immediato sarebbe più proficuo aprire un dialogo costruttivo con la grande distribuzione e con la ristorazione, per attuare sinergie fattive che portino vantaggi a entrambe le parti: per loro un prodotto di altissima qualità e per noi un prezzo in grado di sostenerne i costi, sperando che prima o poi tutto torni alla normalità. La nostra realtà è fortemente ancorata al territorio e svolge anche un ruolo sociale: sarebbe veramente un peccato dover rinunciare a tutto questo.

Coldiretti Brescia si unisce all’appello della realtà bedizzolese confermandosi al fianco delle imprese del territorio in un momento di criticità dovuto sia agli effetti della pandemia, sia alle speculazioni legate a materie prime e dinamiche di mercato. “Coldiretti è sempre in prima linea nella lotta alla concorrenza sleale – conclude il direttore di Coldiretti Brescia Massimo Albano – promuovendo la tracciabilità della filiera e la valorizzazione delle produzioni made in Italy, affinché i consumatori possano scegliere consapevolmente di acquistare prodotti sani e italiani”.