STORIE DAL MONDO – Michele Cinquini, dal destino vago ad un nuovo senso di comunità

Michele vola in Australia per la prima volta nel 2006, all’età di 24 anni, con l’obiettivo di godersi quel mese e mezzo di vacanza lontano dal vivere quotidiano. Ma in quel periodo succede qualcosa di strano: l’Australia lo conquista. E, complice quella percezione che Michele ha del futuro in Italia, che lui stesso definisce incerto sia da un punto di vista lavorativo, che da quello amministrativo, l’anno successivo vi si trasferisce con un visto “vacanza-lavoro”.

Oggi, a 15 anni di distanza da quel primo viaggio, Michele ricorda la Franciacorta per i luoghi in cui è cresciuto ed ha vissuto, per le sue passeggiate e per quell’hobby che all’estero è difficilmente coltivabile. Tutto questo con due sogni nel cassetto.

Sappiamo che hai lasciato Cazzago per l’Australia; quale città è diventata la tua nuova casa?

Dopo aver vissuto per alcuni anni a Cairns, da una decina d’anni ho messo le radici qui a Brisbane.

Quanti anni avevi quando hai deciso di partire, e cosa ti ha spinto a prendere questa decisione?

Ho lasciato l’Italia, per la prima volta, che avevo 24 anni. Era il 2006 quando sono venuto qui in Australia per una vacanza di un mese e mezzo. E nel marzo dell’anno successivo, mi sono trasferito con un visto “vacanza-lavoro” della durata di un anno. E’ stata la percezione di un futuro vago, quasi incerto, che avrebbe avvolto l’Italia sia da un punto di vista lavorativo, ma anche da quello amministrativo.

Sicuramente in questo periodo lontano da casa avrai provato tante emozioni! Qual è stato il tuo ricordo più significativo da quando sei in Australia?

Tra i ricordi significativi, ci sono il matrimonio e la nascita dei miei figli; e, ad oggi, quello che è uno dei ricordi più vivi, porta la mia mente a quel giorno in cui ho realizzato che l’Australia sarebbe diventata la mia nuova casa.

Sei riuscito ad ambientarti velocemente in questa nuova realtà?

Ambientarsi qui in Australia, per me non ci è voluto tanto tempo però, diciamo, che non è stato semplice. Diciamo che mi sono imposto di ambientarmi in tempi brevi, anche perché “rientrare in Italia” non faceva parte delle opzioni che riguardavano il mio futuro. Fortunatamente mi sono aggrappato alla mia forza di volontà, ed oggi sono ancora qui.

Quali progetti avevi quando sei partito, e quali sono i tuoi progetti futuri?

A 25 anni avevo tanti progetti in testa, ma forse l’unico progetto che volevo realizzare, era proprio quello di non tornare in Italia. E per quanto riguarda quelli futuri, invece, mi piacerebbe poter tornare in Italia per far conoscere ai miei figli le mie origini e le nostre abitudini e, perché no, portare con me nel viaggio di ritorno il resto della mia famiglia italiana (o almeno chi vuole seguirmi).

Come è la vita di un franciacortino all’estero? Quali sono le principali differenze con l’Italia?

Avendo trovato qui tanti amici bresciani, la vita che facevo in Italia un po’ lo rivissuta anche qua; ogni tanto ci troviamo per una birra o per una grigliata. Tra le differenze, invece, lo sport e l’inverno. Le nostre temperature invernali si aggirano intorno ai 20 gradi e, ovviamente, di neve non se ne parla. Qui, è praticamente assente o la si trova in posti molto limitati. Tra le principali differenze, posso citare la gente e le abitudini; a differenza nostra, dove c’è  la “fissazione” del pranzo e della cena come appuntamento fisso, qui mangi quando hai fame. Nessuno ti giudicherà mai sei ti siedi al ristorante alle quattro del pomeriggio, o la sera dopo le dieci.

Anche per quanto riguarda l’affrontare i problemi in generali, qui le cose si prendono un po’ più alla leggera; come si dice, iniziamo a vivere oggi, che al domani pensiamo quando arriva.

Tra le altre curiosità, hai mai visto un bagno pubblico pulito e pronto all’uso in mezzo ad un bosco?

Qui, c’è anche questo… lunghe passeggiate in mezzo ai boschi, e tutto ad un tratto compare il bagno.

Un’altra cosa che in tanti non sanno, riguarda il conseguimento della patente; a 16 anni, inizi l’iter e a 17, fatto tutto il necessario, ottieni la patente con zero punti. Ovviamente commettendo delle infrazioni ti ritrovi senza patente e dovrai recuperare i punti persi per averla di nuovo. A 19 anni, passi poi ad un “livello intermedio”, che dura 3 anni e ti da diritto anche ad una serie di punti, prima di passare alla patente definitiva.

Raccontaci qualche curiosità sull’Australia e sulla località in cui ti trovi!

Nei boschi e nelle foreste di Brisbane si trovano tantissimi koala. E la cosa più divertente, studiata per preservare l’animale, riguarda la velocità di percorrenza delle strade che varia tra il giorno e la sera. Ed in alcune zone, troviamo anche dei ponti fatti di pali e corde sui quali koala e opossum possono attraversare le strade, oltre ad una segnaletica che indica la velocità di percorrenza.

Ripensando alla Franciacorta, quale luogo ti è rimasto nel cuore?

Ripensando alla Franciacorta in particolare, la cosa che mi manca di più sono le camminate intorno alle torbiere o nei boschi. E poi, allontanandomi un poco dalla franciacorta, andare per funghi è un’abitudine che noi franciacortini all’estero ricordiamo con molta nostalgia.

Parlando di luoghi più specifici, allora ci troviamo a definire anche periodi di vita diversi. E così posso dirti che lo stadio di San Siro è stato protagonista delle mie esperienze di ragazzo con i sabati e le domeniche lontano da casa; prima ancora l’oratorio di Calino dove sono cresciuto che ancora oggi porto nel cuore.

Quali sono i tuoi rapporti con la Franciacorta, e ogni quanto torni?

I rapporti con la Franciacorta, nel senso di terra dove sono cresciuto, sono sempre speciali. Mi sono trasferito a Calino che avevo tra i tre e i quattro anni… e lì ho trascorso i primi vent’anni della mia vita. Quindi la Franciacorta rimane per me il luogo dove sono nato, dove ci sono la famiglia e gli amici. Rimane una terra nella quale, nonostante la distanza, cerco di tornare mediamente ogni due anni circa, e quando non torno io cerco di portare qui mia madre o mia sorella, in modo da mantenere il contatto annuale con la mia famiglia. Questo, almeno, è quello che facevo nel periodo pre-covid. Covid che, tra le altre cose, ha bloccato almeno temporaneamente il progetto che avevo di rientrare in Italia per un anno con tutta la mia famiglia, in modo da permettere ai miei figli di imparare anche l’italiano.

Se potessi portare qualcosa dell’Australia in Franciacorta, cosa porteresti?

Dall’Australia in Franciacorta, porterei lo spirito di comunità. Qui, quando si organizzano degli eventi, c’è quello spirito di fare un qualcosa per tutti; c’è la voglia di conoscersi e realizzare qualcosa che possa portare un beneficio a tutti. Questa è la cosa che più mi è mancata l’ultima volta che sono tornato a casa; non ho visto quello spirito organizzativo che hanno qui.

E della Franciacorta in Australia?

Senza ombra di dubbio, dalla Franciacorta all’Australia, porterei il bollicine.

Parlando di attualità, come hai vissuto e come è stata gestita questa pandemia in Australia?

Partiamo dal presupposto che l’Australia è avvantaggiata dal resto di molte altre nazioni; qui siamo su un isola, abbastanza lontana da tutto, e l’unico modo per arrivare è l’aereo. Ma oltre a questo, potrei dire che vista la buona reputazione del governo australiano, la gente segue abbastanza alla lettera le indicazioni che vengono date. E da australiano, posso ritenermi soddisfatto di come è stata gestita tutta la questione.

Confrontando poi la questione con quella italiana, diciamo che, dal mio punto di vista, ti dico anche che il governo italiano si è mosso abbastanza considerando i rapporti lavorativi con la Cina. Parlare poi, però è sempre più facile.

Qui, poi è stato applicato il “snap-lockdown” (lockdown per focolai anche di poche unità) anche nelle grandi città, con comunicazioni che arrivavano anche solamente con una mezza giornata di anticipo. Anche qui i ristorante lavoravano in take-away, scuole a distanza solo nel primo lockdown (3 settimane circa). Per quanto riguarda i voli internazionali, invece, sono sospesi fino a Natale o almeno fino a quando tutta la popolazione sarà vaccinata.

E per concludere, un consiglio a chi è rimasto in Franciacorta?

Più che ai franciacortini, un consiglio che mi sento di dare a tutti gli italiani è quello di viaggiare di più, aprire di più la mentalità e la visione delle cose perché come dicono qui “it’s not all about you”. Ed il mio sogno è quello un giorno, tornando in Italia, di riuscire a contribuire a cambiare la visione della vita. Perché è proprio il nostro “sancules i oter”, quella mentalità che rovina i boschi, gli ambienti, il business e tutto quello che ci circonda.