STORIE DAL MONDO – Cecilia: magistrale, cybersicurezza e project manager. Tutto questo a Mosca.

Cecilia Valzelli, atterra a Mosca nel 2017 per perfezionare la lingua russa dopo aver conseguito la laurea triennale in lingue straniere. Ma da quel giorno per lei, che aveva 24 anni, la vita cambia; prima il tirocinio in un’azienda informatica di cybergsecurity, un nuovo lavoro, la laurea e il matrimonio con Roman. Una cerimonia fuori dalle righe, ma che conserva nel cassetto dei suoi ricordi. Ed a farle compagnia nei momenti difficili anche  Kotletka e Bulochka.

Sappiamo che hai lasciato la Franciacorta per Mosca. In quale paese sono le tue radici?

In realtà le mie radici sono un po’ un miscuglio. Papà bresciano, mamma nata a Milano da genitori cremonesi. Io però sono nata e cresciuta a Brescia, anche se fino a poco prima di partire ho trascorso un lungo periodo in Franciacorta tra Rovato e Ospitaletto.

Nella tua vita franciacortina, quanti sono gli anni trascorsi tra Rovato e Ospitaletto? E il ricordo più bello di questo tuo periodo?

Tra Rovato e Ospitaletto ho passato 5-6 anni, fino al 2014 circa. Tra i ricordi più belli ci sono le feste di paese: i casoncelli con burro e salvia, pane e salamina e tanto divertimento. Un’atmosfera che qui a Mosca mi manca molto.

A che età (e in che hanno) hai deciso di partire, e cosa ti ha spinto a prendere questa decisione?

Dopo aver conseguito la laurea triennale in lingue straniere a Bergamo ho deciso di proseguire gli studi a Mosca per perfezionare la lingua russa che, appunto, avevo studiato in triennale. Era il 2017, avevo 24 anni.

Sicuramente in questo periodo lontano da casa avrai provato tante emozioni! Qual è stato il tuo ricordo più significativo da quando sei in Russia?

E’ sicuramente un periodo difficile, non torno a casa da più di 15 mesi ormai. Mi mancano la mia famiglia, il buon cibo ed il buon vino. Della Russia ho sicuramente tanti bei ricordi, il più bello è sicuramente il mio matrimonio.

Sei riuscita ad ambientarti velocemente in questa nuova realtà?

Ambientarsi non è stato facile all’inizio. Ci sono tante cose molto diverse nei modi di fare, nell’approcciarsi alla gente, nel risolvere i problemi. Diciamo che da quando vivo a Mosca sono diventata molto meno timida e molto più spigliata

Quali progetti avevi quando sei partita, e quali sono i tuoi progetti futuri?

All’inizio mi sono trasferita a Mosca con l’intenzione di starci giusto i due anni di magistrale. Poi però ho incontrato quello che poi è diventato mio marito ed ho deciso di restare. Vivo con mio marito ed i nostri due gatti, ho un lavoro che amo e, a parte per la nostalgia di casa, mi trovo molto bene. Ciononostante trovo che Mosca sia la città ideale per lavorare, ma non per vivere. Nei progetti futuri c’è il trasferimento in Italia di tutta la famiglia, marito e mici compresi.

Nell’ultima risposta ci hai dato alcuni spunti interessanti. Durante i due anni di magistrale, per mettere in pratica i tuoi studi, hai avuto modo anche di lavorare?

Si, a Mosca. Durante il primo anno di magistrale ogni studente doveva trovare un posto per fare un tirocinio di 2 settimane. Ho mandato il curriculum a Kaspersky, mi hanno contattata per un colloquio e, subito mi hanno presa; mi sono occupata della localizzazione italiana del servizio di supporto. Traducevo dal russo e dall’inglese in italiano. Kaspersky è un’azienda leader del settore della cybersicurezza, rinomata in tutto il mondo. Dopo le due settimane obbligatorie mi hanno chiesto di rimanere ancora per altre due settimane, mi piaceva lavorare come traduttrice, così sono rimasta. Purtroppo, dopo la fine del tirocinio, non hanno avuto la possibilità di assumermi per via dei miei documenti (all’epoca avevo solo il visto per studio), ma dopo aver ottenuto la laurea qui a Mosca mi hanno ricontattata, dicendosi pronti ad assumermi. Io però già lavoravo da Berkley Home, dove lavoro ora, e non ho voluto andarmene. Però chissà, magari in futuro…

Parlando del tuo matrimonio russo, ti va di raccontarci qualcosa?

In Russia ci si sposa praticamente quasi solo in comune. La cerimonia in chiesa è molto rara, non conosco nessuno che l’abbia fatta. Gli uffici predisposti ai matrimoni però sono i più svariati, alcuni veramente molto belli e suggestivi, come quello a Moskva City (business centre di Mosca) o quello al Cremlino di Izmailovo (complesso architettonico costruito secondo i dettami stilistici dell’architettura russa del XVII secolo). Al nostro matrimonio c’erano pochi invitati, dall’Italia sono venuti i miei genitori ed alcune amiche, la cerimonia è stata breve, poi sono seguite le foto al parco Zarizino, risalente al XVI secolo e inizialmente di proprietà della zarina Irina, sorella dello zar Boris Godunov. Dopo le foto siamo andati in un ristorante nel centro di Mosca, dove abbiamo pranzato, festeggiato e bevuto molta, anzi troppa, vodka. Per smaltire la sbornia abbiamo poi passeggiato dal ristorante fino a piazza Rossa, dove io e mio padre abbiamo perso il resto della compagnia e siamo rimasti senza telefono. Così, con papà molto ubriaco, mi è toccato, in abito da sposa, entrare in una caffetteria e chiedere a due giovani seduti di prestarmi il telefono per chiamare mio marito e dirgli di raggiungerci. Devo dire che non dimenticherò mai le facce delle persone presenti in caffetteria. È  stata davvero una bellissima giornata, un matrimonio davvero fuori dalle righe!

A Mosca un lavoro che ami, di cosa ti occupi?

Io lavoro nel settore dell’arredamento di lusso. Sono project manager in un salone che vende oggetti d’arredamento ed illuminazione provenienti da Italia ed America. Sono fortunata, ho trovato lavoro ancora prima di finire la magistrale ed è davvero un lavoro che amo. I miei colleghi sono simpatici, socievoli, l’atmosfera è sempre tranquilla, mi hanno fatta da subito sentire una di loro. Lavoro in questa azienda da quasi 2 anni ormai e, anche se è un lavoro non relazionato ai miei studi, per il momento sono molto soddisfatta.

E di cosa ti occupavi in Italia prima di partire?

in Italia ero negli ultimi anni una studentessa universitaria, precedentemente ho fatto degli stage in alcuni alberghi (Hotel Vittoria e albergo Orologio di Brescia, Hotel Piccola Vela di Desenzano del Garda) per via dei miei studi all’Istituto Superiore Alberghiero Mantegna di Brescia, dove ho preso il diploma in servizi turistici.

Com’è la situazione lavorativa a Mosca, e come viene visto un cittadino straniero in cerca di lavoro?

Non avendo esperienza diretta di lavoro in Italia non posso fare un confronto vero e proprio, ma posso dire che a Mosca ho lavorato sin da subito. Durante gli studi in magistrale facevo l’insegnante privata di lingua italiana e, una volta finiti gli studi ho cominciato subito nel posto dove lavoro tuttora. A Mosca il lavoro si trova senza problemi, a volte anche senza cercarlo. Spesso vengo contattata da aziende in cerca di personale che hanno visto il mio curriculum su Head Hunter (sito per la ricerca del lavoro). Il concetto di “straniero” è molto generico: ci sono diversi generi di stranieri. In generale, gli italiani, ma direi anche tutti gli europei, sono molto ben visti in Russia. Non ho mai subito razzismo di alcun tipo, per fortuna. C’è però anche da dire che assumere legalmente uno straniero è una procedura piena di cavilli legali che in pochi sono disposti a intraprendere. Anche sotto questo punto di vista sono stata fortunata, il mio datore di lavoro si è da subito reso disponibile ad assumermi con contratto. Bisogna anche specificare che la modalità di assunzione (in nero o con contratto) e la facilità della ricerca del lavoro dipende molto anche dalla tipologia di documento di cui si è in possesso e che attesta il diritto di vivere in Russia. Assumere un cittadino straniero che ha un semplice visto di studio è molto più difficile che assumerne uno con il permesso di soggiorno.

Parlando invece della tua vita privata, ed in particolare dei tuoi due gatti, hai dato loro dei nomi italiani o russi?

Ho due gatti russi il primo si chiama Kotletka (cioè Polpetta), ha quasi 4 anni ed è con noi dagli inizi della mia avventura moscovita. L’abbiamo adottato quando aveva solo un mese da una ragazza che stava cercando, per lui e per i suoi fratelli, una famiglia. L’altro si chiama Bulochka (cioè Panino) ed è con noi da poco più di un anno e non so esattamente quanti anni abbia, poichè l’abbiamo salvato dalla strada. Era una giornata cupa e fredda di marzo 2020, in piena quarantena, quando mio marito l’ha notato, magrissimo e tremolante, sommerso dalla neve. Non abbiamo potuto lasciarlo a congelare e così ora fa parte della famiglia. Sia Kotletka che Bulochka capiscono solo il russo.

Come è la vita di un franciacortino all’estero? Quali sono le principali differenze con l’Italia?

La vita a Mosca è… frenetica. Essendo una metropoli con più di 12 milioni di abitanti, le distanze sono enormi. Per andare a lavoro ci metto un’ora e mezzo, ma alcuni miei colleghi ce ne mettono anche 2.5/3. In questo modo rimane davvero poco tempo a disposizione e di solito il weekend sono così stanca che non mi va di andare da nessuna parte. Un’altra grande differenza, dettata dalle enormi distanze, è sicuramente rappresentata dalle abitudini alimentari. In Russia non esistono orari fissi per pranzare o cenare. Qui è normalissimo pranzare alle 16 o cenare alle 18. I ristoranti sono aperti senza pause dal mattino alla sera, anzi molti 24 ore su 24. Beh e poi ovviamente il clima. Qui in inverno si gela si può arrivare a -25/-30, c’è sempre tanta neve. Ma con la neve o il gelo la vita non si ferma, la Russia sotto questo punto di vista è sicuramente molto più attrezzata e preparata. Migliaia di spazzaneve e spargi sale.

Raccontaci qualche curiosità su Mosca e sulla Russia!

Beh non ho mai avuto a che fare con l’immigrazione in Italia, ma posso dire che la burocrazia a Mosca è da mettersi le mani nei capelli. Ci sono passata prima con il permesso di soggiorno temporaneo, poi con quello definitivo e infine per la cittadinanza (che spero di ottenere tra un paio di mesi). In ogni ufficio ognuno ha le sue regole e consegnare i documenti è un’impresa. Poi è davvero molto divertente sentire ogni giorno come viene storpiato il mio nome, in pochi azzeccano al primo colpo. Tra le più gettonate “Sicilia” e “Zecilia”. Ma c’è stata anche la variante “Cicciolina” :))))) Il primo anno tenevo su facebook un diario di bordo. Scrivevo dei post sulle mie avventure più divertenti. Devo dire che piacevano sempre molto a tutti, ma poi ho smesso per via della mancanza di tempo.

Sempre parlando di curiosità, qual è il rapporto dei russi con l’arte e la cultura italiana?

I russi amano l’Italia moltissimo, in tutte le sue sfaccettature: dalla cucina all’arte, dalla musica (amano Celentano e Toto Cutugno) alla moda, dalla lingua alla letteratura. In generale i russi sono un popolo amante della lettura, amano viaggiare e sono molto curiosi, nel senso positivo della parola. In Russia l’Italia è sempre sinonimo di eccellenza, di qualsiasi campo si tratti.

Ripensando alla Franciacorta, quale luogo ti è rimasto nel cuore?

Della Franciacorta mi è rimasto nel cuore sicuramente il buon vino e il lago d’Iseo, meta di splendide passeggiate.

Quali sono i tuoi rapporti con la Franciacorta, e ogni quanto torni?

Prima di questa pandemia tornavo spesso a casa, una volta ogni 3 mesi circa. Ora purtroppo non torno da più di un anno…

Se potessi portare qualcosa della Russia (o di Mosca) in Franciacorta, cosa porteresti?

Della Russia porterei sicuramente i syrniki (dolcetti fatti di tvorog, un prodotto del latte) e internet in 4G super veloce e super economico.

E della Franciacorta a Mosca?

Dell’Italia porterei sicuramente il cibo: prosciutto, bresaola e parmigiano, ma anche buon olio extravergine di oliva. Beh e un po’ del temperamento italiano: qui la gente è molto più chiusa e imbronciata.

Sempre parlando di Italia e di Franciacorta, come si supera la nostalgia di casa e della lingua madre?

Oh, non si supera. Casa mi manca sempre, soprattutto in quest’ultimo anno, in cui si è impossibilitati a tornare… La lingua madre, oramai, la pratico solo al telefono, quasi esclusivamente con genitori e amici e principalmente via messaggio. A volte, per lavoro, vengono rappresentanti italiani da noi in salone e sono sempre super emozionata nel sentire italiani che non siano famiglia o amici parlare italiano. La nostalgia rimane sempre. Si può solo cercare di metterla in secondo piano, concentrandosi sulle cose belle che ci circondano ogni giorno. Nel mio caso mi aiuta il lavoro, i miei mici e mio marito. Se vivessi da sola sarebbe sicuramente tutto più difficile.

Parlando invece di Russia, come hai comunicato alla tua famiglia che dopo i due anni di magistrale non saresti tornata a casa? E come hanno preso la notizia?

Mamma se lo aspettava, lo aveva intuito non appena ha capito che con Roman (mio marito) era seria. A mio padre, inveсe, l’ho comunicato mandando la foto dell’anello della proposta di matrimonio. E’ rimasto muto per un po’, poi mi ha chiesto se fossi incinta; ma entrambi l’hanno presa bene, erano e sono tuttora felici per me, nonostante siamo lontani.

Mio fratello, invece, che ha 30 anni ed è il cuoco con la stella Michelin più giovane d’Europa (e ci tenge a specificarlo), era allibito. Ma io e lui siamo, sotto questo punto di vista, completamente opposti; lui è molto “casalingo”, Io invece sono sempre stata più aperta all’avventura.

Parlando di attualità, come hai vissuto e come è stata gestita questa pandemia in Russia?

Questa pandemia mi ha fatto, soprattutto all’inizio, molta paura. Siamo stati in lockdown solo per un mese o poco più, poi hanno cominciato ad allentare le restrizioni, fino a sparire del tutto. Nonostante i casi siano ancora piuttosto elevati (soprattutto a Mosca) ormai la gente vive come se il virus non ci fosse. I russi non sono un popolo ligio alle regole, così in metro molti sono senza mascherina e, nonostante il vaccino Sputnik sia disponibile ormai da mesi, sono poche le persone che l’hanno fatto. In generale a Mosca non si respira aria di pandemia da molto ormai.

Dalla tua esperienza, possiamo dedurre che trasferirsi in Russia, non sia per tutti. Cosa consigli a chi guarda questa terra come punto di partenza per una nuova vita?

Beh, sicuramente trasferirsi in un altro paese non è mai facile. Così posso consigliare di avere una buona base di russo, poiché i russi non amano parlare in inglese poi tanta pazienza, tanto spirito di avventura. Sicuramente essere disposti ad uscire dalla propria “comfort zone”, mettersi in gioco, essere pragmatici e aperti a una nuova cultura, tradizioni e modi di fare.