FRANCIACORTA STREGATA – Antiche streghe a Pisogne

Ciao, oggi dalla Franciacorta ci spostiamo sul lago d’Iseo, che è la naturale prosecuzione della nostra terra, che con esso condivide usanze, tradizioni e leggende.

Oggi ti parlerò di streghe e di un fatto storico accaduto nella bella Pisogne.

Come sempre ti ricordo che non devi spaventarti e che si tratta di fatti lontani da te e dalla tua famiglia. Non solo: quella alle streghe fu una persecuzione terribile, compiuta da persone contro persone.

Eccoci dunque, andiamo dalla Franciacorta a Pisogne: nella sua pittoresca piazza e tra i suoi vicoli, dove la leggenda e la storia narrano che otto donne furono mandate al rogo dal prte Bernardino Grossi. Era il 17 luglio 1518.

Ho appreso la vicenda studiando dei testi di Marin Sanudo, nobile veneziano, testimone oculare della vicenda che mando la relazione di quanto accadde al podestà veneziano di Brescia Giovanni Badoer

Marin Sanudo, nel testo parlava di otto donne del lago d’Iseo e della vicina Valcamonica. Con loro pare sia stato bruciato anche tale messer Pasino, che, probabilmente, le aveva sostenute e difese. Sanudo nella lettera scritta al podesta, spiegava di avere chiesto al prete Grossi di poter fare visita alle donne prima dell’esecuzione capitale ma di non aver potuto perché l’inquisitore non glielo permise dicendogli: “Non voglio che li date fastidio, perché sono confessate, et non vosave che le se turbaseno”. Le accuse, per loro, erano a vario titolo di avere praticato malefici, ucciso bambini e giaciuto con divoli e “satanassi”. Sanudo nella lettera a Badoer riferiva anche che le otto si erano “dichiarate pentite” e che una prima dell’esecuzione disse a Prete Grossi egli le faceva “gran torto”, in quanto aveva promesso di lasciarla libera se avesse confermato le accuse. Sempre per Sanudo lo spettacolo “fu di grande crudeltà”. Le s’donne accusate di stregoneria vennero arse vive come mostrano i disegni fatti realizzare dal Comune di Pisogne, sotto la torre campanaria in piazza al paese, dove una stele le ricorda, sia di fronte, sia all’ingresso, raggiungibile tramite uno strettissimo vicoletto il cui accesso è delimitato da una bassa porta medievale.

Anche Carlo Cocchetti narra la vicenda, datandola erroneamente nel 1510.

La storia narra che all’esecuzione parteciparono centinaia di persone, che inneggiavano all’inquisitore, approvandone la decisione. Le donne uccise e Messer Pasino furono condotte in processione alla torre, dove era stata accatastata molta legna. Morirono tra atroci sofferenze.

Secondo alcuni documenti trovati da una mia amica storica, Rosarita Colosio, una strega doveva essere di Monte Isola. Delle altre nulla si sa.

Queste furono le parole di Marin Sanudo scritte al Podestà

“Requisitus a magnifico et clarissimo doctore et equite domino Joanne Baduario degnissimo potestate Brixiae, ut dicam quid viderim et autieri in terra de Pisognis die 17 Julii 1518, circa combustionem octo mulierum quas D. praesbiter Bernadinus de Grossis vicarius Inquisitionis declaravit ipsas fore et esse haereticas strigas impenitentes”

(traduzione “Quando il 17 luglio mi recai a Pisogne per assistere al rogo di otto donne, udii il vicario dell‟Inquisitore, Bernardino de Grossis, esclamare che queste eretiche erano streghe impenitenti, ma non riesco a capacitarmi del fatto che il religioso non abbia permesso né a me né ad altre persone presenti di vedere queste streghe e di fronte alle nostre rimostranze rispose che essendo già state confessate, non voleva che si disturbassero. Aggiungo che quando il Legato lesse la sentenza, queste donne mi sembravano molto pentite)

Ma le streghe, in realtà chi erano?

A me piace chiamarle “Donne che nacquero fate e morirono amanti del diavolo”. Ovvero erano donne mediche, che conoscevano i poteri delle erbe e che avevano una sensibilità non comune. In genere erano donne di montagna, che curavano la famiglia e i vicini poiché gli uomini erano all’alpeggio oppure oltralpe a lavorare.

Io personalmente, le studio da anni e non le vedo come “concubine del male”, ma piuttosto come vittime dell’ignoranza, della cattiveria umana e della paura del diverso e a volte meraviglioso.