A Pasqua sosteniamo gli allevamenti italiani

“Senza un deciso impegno dell’intera filiera agroalimentare nazionale per la prossima Pasqua la pastorizia italiana rischia di scomparire con l’abbandono di migliaia di famiglie che hanno fatto dell’allevamento il centro della loro vita”. Inizia così la lettera che il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha scritto alle principali catene della Gdo, la Grande distribuzione organizzata in vista delle festività pasquali.

“Gli animali custoditi negli allevamenti italiani rappresentano un tesoro unico al mondo che va tutelato e protetto – si legge nella missiva di Prandini – anche perché a rischio non c’è solo la biodiversità delle preziose razze italiane, ma anche il presidio di un territorio dove la manutenzione è garantita proprio dall’attività di allevamento, con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali.

Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni. La crisi economica generata dall’emergenza Covid ha reso ancora più urgente creare le condizioni affinché si contrasti la scomparsa delle campagne, garantendo un giusto reddito agli agricoltori e valorizzandone il ruolo ambientale.

Di fronte ad una emergenza senza precedenti serve responsabilità con un “patto etico di filiera” per garantire una adeguata remunerazione dei prodotti agricoli e privilegiare nella distribuzione il Made in Italy a tutela dell’economia, dell’occupazione e del territorio come sostenuto dalla campagna di Coldiretti #mangiaitaliano.

La distribuzione commerciale italiana proprio per il suo ruolo di punto di approvvigionamento delle famiglie italiane ha la responsabilità e l’opportunità di essere in prima linea in questa grande operazione di sostegno all’Italia anche attraverso l’acquisto dei tradizionali agnelli e capretti Made in Italy in vista della Pasqua, quest’anno attesa più che mai con la speranza di uno svolta nella guerra al Covid per una potente ripresa economica e sociale del nostro Paese.

Il territorio bresciano – precisa Coldiretti Brescia – racconta un patrimonio zootecnico di oltre 20.000 capre e circa 28.700 pecore, un settore di nicchia ma  sempre in crescita costante con un interesse particolare, soprattutto negli ultimi anni,  al latte sempre più richiesto in base anche alle “nuove” abitudini alimentari.  Negli ultimi dieci anni infatti, dal 2010 al 2020,  la consistenza caprina è quasi raddoppiata ed il numero di pecore allevate è cresciuto del 30%.

Coldiretti sottolinea la sollecitazione quotidiana verso il Ministero e Agea perché provvedano in tempi brevi al pagamento immediato delle domande di aiuto 2020 e perché vengano avviate le domande per la nuova annualità 2021.