Acqua, a Brescia disponibili 36 ex cave come nuovi bacini

“L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli,  le tematiche idriche sono  elementi con cui sempre più spesso bisogna fare i conti anche nei nostri territori ed è sempre più necessario agire in un’ottica di prevenzione. La realizzazione di bacini idrici per l’accumulo di acqua può essere una risposta concreta a questa situazione e per questo accogliamo con piacere lo studio effettuato da Regione Lombardia sulla riconversione delle ex cave”. È quanto afferma Ettore Prandini, presidente di Coldiretti nazionale e Coldiretti Brescia in occasione della presentazione dei contenuti del documento redatto dalla Regione e Anbi Lombardia sull’individuazione delle cave potenzialmente convertibili in piccoli bacini per l’irrigazione e per la laminazione delle piene.

Nello studio effettuato sono 36 su 70 le cave bresciane dismesse potenzialmente idonee alla conversione di cui ben 9 su 18 considerate prioritarie per questo utilizzo nel breve periodo, questo porterebbe a raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi e renderla disponibile nei momenti di difficoltà.

La tendenza alla tropicalizzazione del clima si manifesta anche sui nostri territori con la crescita delle temperature, il moltiplicarsi degli eventi estremi, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, siccità, alluvioni e il rapido passaggio dal freddo al caldo. Basti pensare che in Italia  – come ha precisato il meteorologo Andrea Giuliacci in un recente convegno di  Coldiretti Brescia –  i cambiamenti climatici hanno colpito con intensità superiore a quella della media planetaria riducendo la superficie dei ghiacciai in soli 50 anni di circa il 30%.

“La disponibilità di acqua – conclude il Presidente Ettore Prandini – rappresenta  una risorsa essenziale, che deve essere garantita per mantenere in vita i sistemi agricoli, produrre cibo di qualità, evitare di perdere raccolti e non mettere a rischio  la competitività dell’intero settore agroalimentare”.