Dal 26 marzo al 18 luglio 2021, torna il Brescia Photo Festival, giunto alla sua IV edizione

L’iniziativa, con la curatela artistica di Renato Corsini, è promossa dal Comune di Brescia e da Fondazione Brescia Musei con la collaborazione di MaCof – Centro della fotografia italiana.

Il tema di quest’anno, Patrimoni, si collega alle celebrazioni per il ritorno a Brescia della Vittoria Alata, una delle più straordinarie statue in bronzo di epoca romana, portavoce del valore culturale e identitario del patrimonio della città, dopo due anni di restauro a cura dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

La nuova collocazione della statua nell’aula orientale del Capitolium, in un allestimento museale progettato dall’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg, valorizza l’intera area archeologica Brixia – Parco Archeologico di Brescia Romana, nella ricorrenza del decennale del riconoscimento Unesco al sito “Longobardi in Italia. I Luoghi del potere” e prelude al cammino culturale che, nel 2023, consacrerà Brescia come Capitale italiana della cultura con Bergamo.

Il Brescia Photo Festival, avviato dalla Fondazione Brescia Musei, presieduta da Francesca Bazoli e diretta da Stefano Karadjov,  avrà il suo fulcro nel Museo di Santa Giulia, e si diffonderà con mostre importanti in varie sedi cittadine, come il Museo delle Armi “Luigi Marzoli”, il MO.CA, lo Spazio Contemporanea, il Museo Civico di Storia Naturale, il Bunkervik, la Fondazione Poliambulanza di Brescia, le gallerie d’arte della città e della provincia, con protagonisti alcuni dei più importanti maestri della fotografia, da Gianni Berengo Gardin a Ferdinando Scianna, da Francesco Cito a Franco Fontana, da Elio Ciol a Donata Pizzi, e molti altri ancora, che interpreteranno con il medium fotografico il valore culturale, archeologico, storico e sociale dei patrimoni identitari, dall’antichità romana alla contemporaneità.

Francesca Bazoli, presidente di Fondazione Brescia Musei commenta: “il Brescia Photo Festival 2021 acquisisce in questa quarta edizione una dimensione emblematica rispetto alla programmazione strategica della Fondazione Brescia Musei e al cammino che dal 2019 abbiamo impostato, con riferimento al grande palinsesto dedicato all’archeologia e alla risemantizzazione dei beni archeologici in forma contemporanea. In questo caso inoltre, la ricorrenza del decennale Unesco per il nostro sito di Brescia Longobarda che cade il 25 giugno, proprio durante la tenuta del Brescia Photo Festival, ci permette di richiamare con il tema dei “patrimoni” il grande retaggio enciclopedico di una città straordinaria come Brescia nella quale Comune e Fondazione stanno reinterpretando il bene storico artistico e il patrimonio monumentale all’insegna della modernità”.

II weekend inaugurale del 26 – 28 marzo 2021 sarà caratterizzato da appuntamenti e incontri con i fotografi.

Stefano Karadjov, direttore di Fondazione Brescia Musei osserva: “Ripartiamo a Brescia dopo la pausa causata dall’epidemia che nel 2020 ha impedito la realizzazione di quella che è ormai una kermesse molto attesa dal mondo della fotografia italiana. Una manifestazione intitolata al concetto di patrimonio e all’uso che la fotografia quale grande medium novecentesco ha fatto delle testimonianze archeologiche, monumentali e artistiche del passato e della dimensione naturalistica e paesaggistica dei nostri ecosistemi. Un evento fortemente integrato con il palinsesto Vittoria Alata Brescia 2020 con il quale la città di Brescia, anche con il Photo Festival, si propone di lanciare una nuova identità contemporanea viva e progettualmente creativa per le grandi eredità del passato che abbondano nel nostro paese e di cui l’area archeologica di Brescia romana, recentemente riqualificata, è un emblema nazionale”.

LE MOSTRE

L’ideale inizio del Gran Tour tra le sedi del Brescia Photo Festival prende avvio dal Museo di Santa Giulia, nei rinnovati spazi espositivi del “Quadrilatero rinascimentale” delle gallerie alte del Monastero di Santa Giulia, oggetto di un recente recupero funzionale finanziato da un Bando della Regione Lombardia con il progetto “Off\On”, che ha permesso a Brescia di arricchirsi di uno spazio monumentale e patrimoniale unico, forse il più esteso e completo speso per esposizioni temporanee di proprietà di un museo pubblico cittadino.

In queste sale interamente rinnovate si tiene l’appuntamento più atteso di questa edizione, Alfred Seiland. IMPERIVM ROMANVM. Fotografie 2005-2020, la prima retrospettiva italiana del fotografo austriaco, (Sankt Michael im Lungau, Austria, 1952), che giunge in Italia dopo il successo delle esposizioni al Museo Romano Germanico di Colonia, ai Rencontres di Arles e all’Albertina di Vienna.

La mostra, curata da Filippo Maggia e Francesca Morandini, organizzata da Fondazione Brescia Musei e dal Comune di Brescia, co-prodotta da Skira, presenta per la prima volta in Italia 136 immagini di grande formato, frutto di un lavoro quindicennale che Alfred Seiland ha realizzato attorno ai luoghi mitici della romanità, reinterpretati in modo sorprendente e inatteso.

Parte centrale della selezione è un nucleo di 20 inediti tra cui un portfolio di 6 scatti realizzati a Brescia tra il 2019 e il 2020, che coglie il patrimonio antico della città e ne documenta il valore monumentale e sociale, in costante cambiamento secondo canoni contemporanei, accompagnato da due video backstage del progetto.

Affascinato infatti dalle scenografie cinematografiche dell’antica Roma, allestite a Cinecittà, Alfred Seiland ha intrapreso un lungo viaggio nei territori in cui si estendeva il dominio di Roma, dalla Siria alla Scozia e oltre, per fotografare gli edifici costruiti dai romani e cogliere le diverse sfumature di interazione tra uomo e rovine.

La mostra si pone come un ponte ideale tra il patrimonio storico e lo sguardo attuale in coerenza con l’identità del progetto pluriennale dedicato alla celebrazione e alla valorizzazione della Vittoria Alata.

40 i paesi raccontati dai propri siti archeologici come Palmira, Samaria o Epidauro. Il progetto illustra, con fotografie talvolta iperrealiste e pop, talvolta simboliste e minimali, l’inestricabile e vitale rapporto tra le tracce residue della cultura romana e i luoghi della modernità. Le rovine emergono così in tutta chiarezza quali patrimonio comune di un immaginario collettivo, una sorta di minimo comune denominatore continentale tra passato, arte moderna e architettura contemporanea, la prima “forma” di globalizzazione dello sguardo. Il pubblico è invitato a scoprire le trasformazioni delle città e del paesaggio: l’occhio del fotografo ne esalta il riuso talvolta consapevole talvolta casuale, e espone il surreale dialogo tra le antiche glorie monumentali e i moderni tessuti urbanistici, gli spazi del turismo di massa, dello sport e della cultura del tempo libero.

Il Colosseo a Roma, le terme di Bath, il Pont du Gard in Provenza, ma anche rovine di siti meno noti al grande pubblico, riferimento per piccole comunità o territori totalmente travisati o, ancora, edifici moderni iperrealisti che alludono all’antico in tutto il loro paradosso, come il set di Cinecittà per una fiction inglese ambientata nell’antica Roma o un albergo di Las Vegas o la presenza discreta dei resti archeologici nel tessuto urbanistico attuale. I monumenti dell’Impero romano, diffusi in Europa e lungo il bacino del Mediterraneo, costituiscono per i suoi abitanti un’abitudine visiva, per i turisti un feticcio, per le infrastrutture un ostacolo.

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue edito da Skira.

Il percorso espositivo al Museo di Santa Giulia prosegue con Palmira. Una memoria negata, a cura di Renato Corsini, il reportage del fotografo friulano Elio Ciol, composto da 20 scatti, realizzato nel 2015 in Siria prima delle distruzioni inferte dall’ISIS a uno dei tesori più preziosi dell’umanità. La rassegna è corredata da un focus architettonico e urbanistico curato da Alberto Ferlenga, rettore dello IUAV di Venezia e professore ordinario di progettazione architettonica, dedicato alla prima rappresentazione pittorica di Palmira nel 1691, la monumentale Veduta di Palmira del pittore olandese Hofstede van Hessen, conservata presso l’Allard Pierson Museum di Amsterdam.

Donata Pizzi, con Roma in Africa: un viaggio fotografico, a cura di Renato Corsini, racconta attraverso 29 fotografie le suggestioni delle antiche città del Nord Africa, tra deserti e rovine romane. Il viaggio ha condotto l’artista da Volubilis in Marocco a Cirene in Libia, attraverso Timgad e Djemila nella regione della Cabilia, Tipasa lungo la costa algerina, Dougga, Thuburbo Maius, Sbeitla e il grande colosseo di El Djem in Tunisia, e ancora a Sabratha e Leptis Magna. Per tradurre in immagine intima quella luce, quelle immense distanze, Donata Pizzi ha tentato di ridurre il mezzo fotografico al minimo, utilizzando una piccola macchina panoramica, con un semplice obiettivo standard, come se guardasse attraverso la fessura del turbante dei Tuareg.

Eros, a cura Clelia Belgrado, presenta 25 fotografie di sculture che l’artista reggiano Bruno Cattani ha scattato all’interno dei musei, svelando il lato inedito delle opere classiche.

“Eros raccoglie gli anni di appassionate indagini e affascinanti percorsi nell’universo della scultura, in cui l’autore ha saputo intercettare e plasmare quegli aspetti oscuri e nascosti del desiderio, che finalmente si rivelano, grazie ad uno sguardo capace di cogliere istinti e pulsioni, [ … ] in figurazioni di forte impatto visivo, come corpi vigorosi, dotati di profonda vitalità.” (Benedetta Donato, 2019)

Quale ideale conclusione della IV edizione del Brescia Photo Festival, a metà luglio, verrà presentato al Museo di Santa Giulia il restauro della gigantografia (cm 300×250) riproducente la facciata della chiesa dei Miracoli di Brescia, realizzata dal fotografo bresciano Giacomo Rossetti attraverso la giustapposizione di numerose stampe all’albumina.

Premiata all’Esposizione Industriale di Vienna del 1873, l’opera di Rossetti fu acquistata dal Comune di Brescia nel 1903 ed è parte della collezione dell’Archivio Fotografico dei Civici Musei d’Arte e Storia, costituitosi in parallelo allo sviluppo delle collezioni museali e dotato di propri registri a partire dal 1935.

Il restauro è reso possibile dal contributo del bando Strategia Fotografia 2020 della Direzione Generale Creatività Contemporanea (DGCC) del Mibact.

L’itinerario diffuso in città del IV Brescia Photo Festival prosegue al Museo delle Armi “Luigi Marzoli”, nel Castello di Brescia che accoglie la mostra Vita da centurioni, a cura di Renato Corsini, che in 36 fotografie di scena e backstage oltre a 6 manifesti originali documenta i miti, le leggende, le avventure e le peripezie degli eroi del Peplum, uno dei generi più prolifici del cinema italiano, raccontando l’invenzione dei centurioni e dei gladiatori nelle pellicole del dopoguerra e rivedendo in forma spesso ironica e dissacrante il mito del militare romano.

Il MO.CA – Centro per le nuove culture ospita due rassegne: la prima, I luoghi della cultura, a cura di Renato Corsini e Carolina Zani, presenta le immagini del fotografo francese Thibaud Poirier scattate all’interno delle principali biblioteche europee, storiche e contemporanee, che dipingono “un ritratto surreale e senza tempo di questi monumenti artistici”.

La seconda mostra, È Brescia, a cura di Renato Corsini, presenta sette grandi fotografi italiani – Gianni Berengo Gardin, Francesco Cito, Franco Fontana, Gianni Pezzani, Ferdinando Scianna, Luca Gilli, Giovanni Chiaramonte – che raccontano Brescia e le sue eccellenze culturali con il loro obiettivo.

Come anteprima del Festival, a partire dalla fine di febbraio, il MO.CA accoglierà anche una mostra-omaggio, dedicata al ritorno della Vittoria Alata: Bellissima. 20 fotografi travolti da un insolito splendore.

La mostra, curata da Mario Trevisan, propone le opere di più di venti fotografi, tra i più importanti della scena italiana, quali Silvia Camporesi, Giovanni Chiaramonte, Renato Corsini, Maurizio Galimberti, Giovanni Gastel, Nino Migliori, Ferdinando Scianna e altri artisti, che hanno deciso di lavorare su questa straordinaria scultura, vera Musa della rassegna fotografica del 2021.

Ancora al MO.CA, Federico Fellini / “dietro le quinte”, a cura di Renato Corsini, testimonia l’opera di quello che è stato definito una pietra miliare della cinematografia del secondo Novecento e, appunto, un “patrimonio” italiano. Accanto all’esposizione di alcuni manifesti dei suoi film più conosciuti, si racconta, attraverso circa 50 scatti prevalentemente vintage – eseguiti da Sandro Becchetti, Tazio Secchiaroli, Agenzia Dufoto – un Fellini più privato rispetto alla sua immagine ufficiale legata al ruolo di regista: l’uomo al di là del mito e dietro le quinte.

Spazio Contemporanea ospita la rassegna Le cattedrali del lavoro, a cura di Renato Corsini e Paolo Conforti e con il supporto di Fondazione ASM, nella quale gli scatti di Matteo e Stefano Rodella (Bams Photo), accompagnano il visitatore nei luoghi dell’archeologia industriale di Brescia e della sua provincia, sorti nell’immediato dopoguerra, documentando alcuni straordinari testimoni dello sviluppo industriale, capaci di farci riflettere su una storia economica e sociale che ha caratterizzato forti metamorfosi urbane.

Sempre a Spazio Contemporanea, per la cura di Renato Corsini e Albano Morandi, si terrà 1921/2021. Omaggio a Joseph Beuys: ritratti, sequenze fotografiche e scatti di ambientazione – eseguiti da Renato Corsini durante la storica intervista che il critico d’arte Pierre Restany fece all’artista nel 1980 – raccolti in una mostra di grande valore iconografico e culturale, nel centenario della nascita di Beuys.

La difesa del patrimonio faunistico è l’oggetto dell’indagine che Federico Veronesi ha svolto con il suo reportage condotto in Africa. La mostra Wildlife, a cura di Carolina Zani, allestita al Museo civico di Scienze naturali, presenta una serie di fotografie di grandi dimensioni dei più affascinanti mammiferi africani.

Il BunkerVik, già a partire dal 19 marzo, ospita Brescia from Instagram #BSfromIG, una mostra, curata da Iris Burgia e Mimmo Cortese, che nasce dal desiderio di portare dalla virtualità di Instagram alla realtà le fotografie postate, che raccontano la città vista dagli utenti. Esponendo le fotografie condivise e raccolte tramite l’hashtag #BSfromIG si cerca di riportare ad un livello di realtà quello che accade in rete, con l’obiettivo di coinvolgere gli utenti in modo attivo e diretto. La mostra espone scatti di Piazza Loggia, Tempio Capitolino, Castello, così come Piazza Vittoria.

Alla Fondazione Poliambulanza si potrà ammirare la prima tappa di una mostra itinerante dal titolo Mirabili radici. Il sito UNESCO di Brescia nelle fotografie di Alessandra Chemollo, a cura di Alessandra Chemollo e Francesca Morandini, con le fotografie dei luoghi riconosciuti patrimonio UNESCO nel 2011, come il Complesso Monumentale di Santa Giulia, prima e durante la retrospettiva dedicata all’architetto e artista Juan Navarro Baldeweg, il Capitolium, durante e a conclusione della realizzazione del nuovo allestimento della cella orientale con la Vittoria Alata restaurata, le Domus e il Santuario repubblicano.

Presso il Museo Mille Miglia si potranno ammirare gli scatti di Giacomo Bretzel, che, grazie alla sua passione per le auto d’epoca, testimoniata dalla sua assidua partecipazione alla Mille Miglia, ha nel corso degli anni fissato con il suo banco ottico su carta ai sali d’argento prototipi e automobili d’epoca, con un risultato di grande impatto estetico.

Il IV Brescia Photo Festival allarga i propri orizzonti anche alla provincia di Brescia. Presso la Biblioteca di Vobarno, in Valle Sabbia, i grandi alberi sono i protagonisti della mostra Humus di Gianni Pezzani che fissa il patrimonio dei boschi italiani nelle sue foto alla ricerca di una natura incantata.

Come da tradizione, Brescia Photo Festival proporrà un palinsesto fringe dove gallerie d’arte, librerie, biblioteche e la rete delle boutique del centro si apriranno per accogliere interventi espositivi, focus, conferenze e proposte editoriali tematiche. Il progetto di collaborazione con le gallerie d’arte è curato da Albano Morandi.

L’identità visiva del Brescia Photo Festival IV edizione è sviluppata dallo Studio Tassinari Vetta, già autore della campagna visuale della Vittoria Alata.