Radici & radici Animals & travel

Inaugura al pubblico sabato 3 ottobre alle 18.00 e sarà visitabile tutti i fine settimana (da venerdì a domenica, vd dettaglio in calce) fino all’1 novembre l’installazione artistica ANIMALS & TRAVEL realizzata da Giuliano e Roberto Radici all’interno dello Spazio Espositivo LA BASILICA in Viale Leonardo da Vinci a Brescia.

Fotografia e pittura si incontreranno in uno spazio in abbandono / costruzione, una quasi archelogia industrale, cornice ideale per i suggestivi scenari sospesi tra realtà e immaginazione e le riflessioni sul “cantiere” 2020, un anno che – soprattutto per la città di Brescia – ha visto convivere il dolore impotente con le energie della rinascita e della creatività.

E così è accaduto che il fotografo “racconta storie” Giuliano Radici e il pittore di affreschi Roberto Radici hanno unito le forze creative e messo mano, attraverso la loro sensibilità artistica, ad una crisi tanto personale quanto collettiva. Il risultato è un’installazione creativa poliedrica e multisensoriale, che fa interagire tra di loro diversi linguaggi figurativi, cui si aggiunge un’edizione fine art a tiratura limitata (777 copie) che è essa stessa opera d’arte: un codice per decifrare il presente e una traccia per le generazioni future.

2020: nell’anno del non viaggio e dell’inedito, le pareti dello spazio espositivo si animano di immagini e ritratti fotografici provenienti da tutto il mondo e realizzati tra il 2014 e il 2019, accostati secondo libera associazione e mossi da una riflessione istintiva: ironia, empatia, critica, spunti per comprendere di che pasta è fatto il nostro mondo, di quali racconti. Una strada di km e km che l’autore ha fisicamente percorso in più anni tra Cile, Bolivia, Hong Kong, Giappone, India, Malawi, Cambogia etc, ma che il pensiero ha accorciato, scomposto e rielaborato, sottolineandone la forza e la coerenza che potessero dare al suo messaggio un valore universale. «Non mi piace “guardare”.  Mi piace “vedere”, quindi esserci con la mente  e con il cuore per lasciare un segno tangibile come un buon contemporaneo racconta storie», afferma. Giuliano Radici

In questa dimensione che gioca con ed esprime il mondo reale – quantomeno nella forma – si calano dipinti di grandi dimensioni raffiguranti animali metamorfici mostruosi, fusioni e invenzioni che sembrano giungere da un bestiario medievale, perfetti per esprimere il fragile legame tra uomo e Natura. Alcuni animali esistono, altri no, ma forse potrebbero. Siamo noi stessi che ci ritroviamo spezzati e costretti ad innesti che trasformano lo spazio quotidiano nel luogo dell’indifferenza. Sono ipotesi di un futuro che contribuiamo a realizzare con l’ignoranza, mentre credendo di correre verso il progresso sprofondiamo in un abisso sempre più profondo, in cui a sopravvivere saranno i mostri, naturali e non. «Dalla finestra del 2020 sto osservando con curiosità ed interesse un paesaggio che sta attraversando una stagione che non conosco, piena di rivelazioni e contrasti ma che cela anche il pericolo insidioso dell’appiattimento e dell’uniformazione, dove la ricerca della verità e dell’oggettività è sempre più difficile», afferma Roberto Radici.

Ad aggiungere un’ulteriore dimensione alla fruizione sarà il sound design realizzato da Lillo Dadone ed Edoardo Campia, che hanno costruito una vera e propria colonna sonora per l’evento espositivo che non solo amplifica la portata delle suggestioni visive, ma aggiunge la sua peculiare voce nel racconto di questo tempo sospeso.

Questa mostra e il suo libro sono un invito in forma d’arte a cogliere nell’emergenza la possibilità della rigenerazione o, quantomeno, a riflettere sulla portata di un cambiamento che non si può e non si deve ignorare.

 

 

Una performance artistica pensata come un viaggio, un viaggio simbolico in un anno di “non viaggio”, una stanzialità che ha portato due fratelli, Roberto e Giuliano Radici, ad incontrarsi artisticamente dopo vent’anni. Un’emergenza sanitaria ha sviluppato in loro una vera emergenza creativa. Giuliano riordina gli scatti dei viaggi fatti tra il 2014 e il 2019 in quattro continenti, mentre Roberto, tra marzo e maggio 2020, abbandona la tecnica dell’affresco per dedicarsi ad acrilici e tecniche miste per raccontare la forza del mondo vegetale e animale sopravvissuto all’intervento troppo spesso distruttivo dell’uomo. Visioni macro di mondi lontani dal taglio cinematografico si alternano a immagini espanse di animali quale previsione di un futuro inquietante. Riproduzioni di dettagli fotografici con volti e architetture, stampati come grandi affiches, si alternano a tele in cui la materia si svela in tutta sua potenza. Un’installazione che non è solo un incontro fraterno, è piuttosto una fusione materica tra opere e visioni creative che continuano ad evolvere. Il progetto bresciano non è infatti finito, si sviluppa, muta, evolve con nuovi interventi e segni artistici in progress, senza fine, e con l’impiego di medium diversi che si incontrano: le tecniche pittoriche miste di Roberto che mutuano dall’affresco un ritmo accelerato e un sapore antico, e le immagini contemporanee in bianco e nero di Giuliano, espressione potentissima dell’oggi. Un viaggio, quello fotografico, che si arresta però nel 2019 perché il 2020 è un anno di non viaggio, completato dunque dal percorso visionario di Roberto che proprio nelle poche settimane del lockdown celebra la natura quale espressione primordiale. Una natura che sembra esplodere, dilatarsi e assumere una cifra inedita di libertà e, contemporaneamente, di inquietudine per quello che potrebbe essere. Una sorta di ricerca dell’essenza, in cui il mondo naturale e animale è il vero protagonista, relegando l’uomo ad una pura marginalità. Ed è in questa visione congiunta dei fratelli Radici che si scorge il senso più profondo della loro arte: potremmo parlare di nomen omen: Radici, alle radici del sentire in cui volti, sguardi, essenze vegetali e animali respirano e palpitano libere e incontaminate.